Una situazione questa che sta producendo un notevole moto di risentimento da parte dei maestri carristi che normalmente, a loro dire, già in questo periodo e comunque prima dell’edizione estiva avrebbero dovuto incassare almeno una prima parte di pagamento dei premi. Non è una novità, spesso questa “litania” si è ripetuta negli anni. Adesso, però, insieme alle richieste economiche dei carristi si sommano altre circostanze che ancora non trovano soluzione.
1) La cittadella del carnevale è ancora chiusa e l’accesso è impedito a tutti compresi i carristi che non possono sistemare, riparare, rivedere e controllare le loro opere; 2) Non sono stati pagati i carristi neanche con un acconto; 3) Il carnevale estivo ancora non ha un programma ne alcuna forma di comunicazione sia nei media che tra i tour operator; 4) Non sono stati ancora pubblicati i bandi di partecipazione.
Sembra proprio che il costoso carnevale acese non trovi pace. Tra la pioggia, la formula ingessata da mezzo secolo, le recriminazioni dei carristi, la cittadella da rifare (ma sarebbe da radere al suolo e ricostruire completamente), la povertà degli eventi, l’estrema esiguità della kermesse estiva (non ne comprendiamo i motivi visto che in estate sarebbe stato tutto più facile per lo scarso pericolo di pioggia), l’assoluta assenza di programmazione turistica e l’emorragia di fondi pubblici comunali, il carnevale acese sembra proprio essere arrivato ad un punto di non ritorno. E così, mentre i carristi reclamano il loro compenso la città cade a pezzi e affonda nel degrado e nell’incuria.
(mAd)