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Acireale come Città del Carnevale che sia un museo all’aperto di Antropologo Religioso

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Complimenti all’amministrazione comunale per aver saputo far fronte rapidamente all’organizzazione dell’estate acese, viste le ristrette tempistiche tra insediamento e organizzazione. Tralascio la ½ bianca dei bimbi perché in parte off-topic, ma mi permetto di dire che l’idea originale di puntare sul target dei bambini è stata di successo, con una vistosa partecipazione di acesi che hanno colto la novità e hanno partecipato attivamente alla manifestazione.
Restando in-topic ho visto intuizioni felici e punti su cui concentrarsi per inquadrare nella giusta ottica l’evento de “Il più bel carnevale di Sicilia d’estate”. Se il carnevale estivo fosse una semplice copia di quello invernale fallirebbe nel tentativo di portare un maggior numero di persone per le strade di Acireale. Gli acesi e i residenti nell’hinterland lo hanno già visto nella sua giusta collocazione stagionale e sarebbe come voler fare l’Oktoberfest in estate. Ci sono tante manifestazioni concorrenti con sagre e affini che hanno il sapore della novità propria della stagione estiva e una minestra riscaldata viene a priori scartata. Tolti i residenti acesi o dei dintorni, che spesso prediligono altro (mare o montagna), chi attrarre e come attrarlo, e come strutturare l’evento? Le parole chiave sono principalmente: PROGRAMMAZIONE e MARKETING D’IMMAGINE E DI PRODOTTO. Sarebbe stato impossibile per chi si è appena insediato programmare l’evento comunicandolo per tempo e in maniera capillare usando tutti i canali a disposizione. Nessuno di noi ha la macchina del tempo o la bacchetta magica. I cambiamenti si ottengono con pragmatismo, ragionevolezza e col tempo: gutta cavat lapidem, la goccia scava la pietra, dicevano i latini. Tuttavia già a partire dal prossimo anno delle modifiche è il caso di farle prendendo spunto dall’esperimento dei giorni scorsi. L’idea di fondo è di portare per le strade di Acireale un turista non residente, di provenienza non dell’area della Sicilia Orientale, ma dall’Italia o meglio europeo.
E’ in primo luogo possibile intercettare una parte dei turisti che alloggiano negli alberghi e B&B che da Taormina arrivano a Siracusa o Ragusa in questa stagione, proponendo il programma per tempo e allegando una semplice brochure in più lingue con immagini e concetti chiari e significativi. Il turista, per lo più nord-europeo ha la buona abitudine di documentarsi e l’occhio sempre vigile puntato sulle novità ed attrattive, e se è incuriosito da un’idea o da un luogo o da un evento è anche disposto a cambiare il proprio programma. Per questa organizzazione a breve termine basta un trimestre al massimo per prendere accordi con gli alberghi, congegnare la grafica delle brochure e distribuirle in maniera capillare. L’idea è di spostare per alcune ore visitatori che stazionano al di fuori della nostra città verso la nostra città.
Un ulteriore sforzo nella promozione per portare in città un visitatore che non alloggia nelle immediate vicinanze e che dovrebbe essere invogliato a venire in Sicilia in estate è invece articolato su tempi medio lunghi e prevede accordi con i tour operator e gli albergatori per inserire la manifestazione nei loro programmi e nei pacchetti turistici proposti. Qui bisogna investire molto nell’accoglienza sia a livello di servizi della città, sia a livello di strutture ricettive, sia al livello di preparazione della manifestazione con largo anticipo. Serve un impegno notevole sia mentale che economico e tanta pazienza e lavoro duro, da parte di tutti, e non solo dell’amministrazione. Questo impegno non può essere però lasciato all’improvvisazione o alla estemporaneità, ma serve una capacità di visione d’insieme e una buona risolutezza decisionale.
Per quanto riguarda sul come strutturare l’evento mi è sembrata molto buona l’idea di posizionare in modo permanente i carri in stalli distribuiti lungo circuito, con una breve introduzione in più lingue del soggetto e del realizzatore. Personalmente avrei tagliato parte della spiegazione in italiano rendendola più succinta, poiché si tende a distrarsi. Il fatto che i carri stiano fermi spinge il visitatore a girare per il centro storico e quindi lo spinge a muoversi lungo un percorso ad hoc che bisogna valorizzare maggiormente: viste le condizioni climatiche assolutamente favorevoli potrebbe essere valida l’idea di trasformare parte del percorso in una sorta di museo del carnevale all’aperto, nel quale oltre ad i carri siano esposti mascheroni più antichi, forme in gesso per realizzarli, foto esplicative di tutta la costruzione del carro ove venga posta in risalto la qualità del lavoro artigianale della lavorazione della cartapesta, foto storiche del carnevale e della sua evoluzione nel tempo. Qui serve un grande contributo dei costruttori che dovrebbero aprire le cantine e esporre le reliquie del passato. Dovrebbe essere disponibile un foglietto esplicativo degli eventi più una pagina internet sempre aggiornata consultabile on line in tempo reale riportante la programmazione degli eventi che non deve essere più aleatoria ma affidabile: a tedeschi, belgi, olandesi, francesi piace una organizzazione ben ordinata e inquadrata per aree e per tempi. Poiché una prerogativa dei carri acesi è lo spettacolo luminoso durante dell’esibizione, unico nel suo genere in Italia di certo, il momento ottimale per il pieno godimento di tutta l’articolata movimentazione delle sue parti è a partire dall’imbrunire, quando il trionfo di luci ed effetti visivi e sonori è apprezzabile al massimo della sue potenzialità; nel primo pomeriggio invece si potrebbero allestire laboratori della cartapesta per spiegare e mostrare l’arte e la tecnica. È tuttavia necessario uno sforzo divulgativo al fine di consentire, per mezzo di brevi pannelli in più lingue, di trasmettere i concetti della lavorazione artigianale del così detto cartone romano. Nella prima parte del pomeriggio quindi auto storiche, carretti siciliani (da non lasciare abbandonati in piazza Garibaldi, dove a diversi turisti ho dovuto personalmente spiegare la storia e le storie che raccontano), insieme a mercatini artigianali ben dislocati e posizionati, come valide ancelle per quello che è lo spettacolo allegorico del tardo pomeriggio. Il visitatore non deve chiedersi come passare il tempo, ma piuttosto che il suo tempo a disposizione si dilati per poter vedere quanto più gli sia possibile.
Cercare di realizzare una zona degustazione/ristorazione tipica, caratteristica, in un ambiente adeguato ed in tal senso la scelta della manifestazione “A chiazza di Aci” potrebbe essere un buon banco di prova per selezionare e modellare un’idea vincente di ambiente gastronomico contestualizzato nel luogo tipico del mercato giornaliero che sia pulito, lavato, curato, senza auto, irriconoscibile quasi agli occhi di chi lo vede ogni giorno, poiché rivestito di nuova luce. Quello che però deve essere offerto è un’offerta plurale e variegata della ristorazione: ai siciliani non manca né l’inventiva su come far gustare il cibo né su come prepararlo, lasciamo agli altri la possibilità di scelta nella pressoché inesauribile varietà di alimenti e preparazioni.
I concerti infine: bene i gruppi nuovi rispetto al passato, di qualità, o band emergenti, sempre nell’ottica però di evitare nomi arcinoti con cachet da brivido insostenibili per le casse comunali.
Acireale come Città del Carnevale che sia un museo all’aperto, ma vivo, dinamico, pulsante e affascinante.

Antropologo Religioso

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