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ACIREALE, IL SINDACO BARBAGALLO SULLA QUESTIONE IPAB: “CHIARIAMOCI LE IDEE”

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In merito alla polemica sollevatasi sulle Ipab di Acireale, il sindaco, Roberto Barbagallo, chiarisce:

“Chi mi accusa di essere scarsamente informato sulla questione relativa alle Ipab di Acireale, farebbe bene a chiarirsi le idee prima di avanzare ipotesi e prospettare soluzioni infondate. Al di là di ogni polemica, voglio fare chiarezza su tutti i punti e sullo stato reale delle cose, onde evitare ulteriore confusione e conclusioni errate.

  • Il Comune provvede a fare la propria parte puntualmente, pagando i servizi svolti dall’Oasi Cristo Re e la revisione delle rette non spetta sicuramente ai Comuni, bensì a chi a Palermo legifera in merito agli standard socio-sanitari.
  • Il Comune non si occupa di indirizzare gli anziani nelle strutture convenzionate, qualora qualcuno fosse a conoscenza di fatti simili è pregato di segnalarli alle autorità competenti, facendo nomi e cognomi.
  • L’Ipab Oasi Cristo Re ha una convenzione per 24 posti letto, che sono sempre occupati, quindi di fatto opera a regime rispetto alla convenzione sottoscritta con il Comune di Acireale. Esistono altre 5 strutture convenzionate per un totale di 10 posti letto. Mi chiedo e chiedo se modificassimo le convenzioni in favore dell’Ipab Oasi Cristo Re non si perderebbero altri posti di lavoro nelle 5 strutture convenzionate? Non credo che ci sia molta differenza tra un posto di lavoro nella struttura dell’Oasi Cristo Re ed un posto di lavoro in una struttura privata. Inoltre spostando questi 10 posti letto nell’Ipab Oasi Cristo Re, (con la conseguente perdita di posti di lavoro nelle strutture private), credo occorra maggiore personale, in base agli standard riconosciuti dalla Regione. Se così non fosse vuol dire che in passato sono state fatte assunzioni senza tenere conto degli standard. La verità sta nel fatto che la crisi è dovuta alla improvvisa riduzione della retta a causa del decurtamento degli oneri a carico dell’Asp e ai contributi assistenziali ridotti da parte della Regione.
  • E’ dato inconfutabile che l’unica Ipab che svolge realmente attività socio-assistenziale, peraltro lo fa anche bene, è l’Oasi Cristo Re. La Fondazione Pennisi-Alessi da più di due anni non si occupa di minori, tant’è che ha anche perso l’accreditamento presso la Regione Siciliana. L’Ipab Santonoceto non ha più il semiconvitto e gestisce ormai solo un centro anziani presso Istituto Arcangelo Raffaele, per fare ciò non occorre necessariamente una struttura complessa come l’Ipab Santonoceto. Entrambe le Ipab provano ad autofinanziarsi attraverso i fitti attivi relativi ai beni immobili storici di proprietà.
  • Chi parla di fare cassa comune tra le tre istituzioni e di ridare respiro all’Oasi, senza considerare l’ipotesi di vendita- svendita degli immobili, (che ritengo, tra l’altro, del tutto folle), dimostra di non essere a conoscenza della reale situazione finanziaria delle altre due Ipab, dove sono presenti dipendenti che aspettano lo stipendio, in silenzio, da oltre 32 mesi, anche loro non sono figli di una “Ipab Minore”. Ma non voglio dare responsabilità a nessuno, credo sia semplicemente un problema di disinformazione. Consiglio piuttosto di verificare i Bilanci delle altre due Ipab e si capirà immediatamente che la fusione non è risolutrice del problema, in quanto non può esistere una cassa comune. La fusione arrecherebbe solo un danno agli altri due enti con il risultato della perdita degli immobili.
  • La fusione delle Ipab è prevista dall’art.34, (tra l’altro la norma è stata concepita nell’86 e l’attuazione della stessa è da inserire nel contesto in cui venne concepita, cioè l’avvio di servizi socio assistenziali in tutta la Regione Siciliana), qualora l’Oasi Cristo Re fosse proprietaria di strutture non utilizzabili o non riconvertibili e le altre due Ipab avessero invece strutture utilizzabili o riconvertibili. Ciò è falso, poiché l’Oasi Cristo Re possiede strutture e spazi tali da prevedere una enorme espansione dell’attività socio-sanitaria, non ultimo l’immobile acquistato attraverso un mutuo in corso di estinzione e non utilizzato.
  • Rispetto alla richiesta, citata dall’attuale commissario del Santonoceto, relativa al riconoscimento di ente di diritto ecclesiastico dell’Ipab Santonoceto e di conseguenza al passaggio di proprietà degli immobili alla curia vescovile, voglio precisare e sgomberare il campo da qualsiasi perplessità, poiché esiste già una sentenza definitiva della Corte d’appello di Catania, (n.700 del 30/06/2007), che riafferma il principio giuridico che laddove vi siano degli immobili utilizzati ad attività di culto, prevale sempre la volontà del Fondatore, il quale dona, in questo caso, il patrimonio all’Ipab e non alla curia vescovile. Infine l’art.37 prevede l’utilizzo degli immobili acquisiti dai Comuni ed utilizzabili ad uso di culto attraverso apposita convenzione e successivo decreto.
  • Qualora gli immobili passassero alla proprietà del Comune, lo stesso si occuperebbe della loro gestione e rifunzionalizzazione, con la possibilità di utilizzare la nuova programmazione europea 2015-2020 e quindi di attingere ad importanti risorse utili alla rivitalizzazione ed al conseguente utilizzo dei nostri collegi storici. I fitti attivi servirebbero e basterebbero a pagare gli stipendi dei dipendenti presenti nelle due Ipab.
  • Infine, se in tutto il territorio Siciliano avvenisse l’estinzione delle Ipab che di fatto non si occupano di assistenza e beneficenza, si risolverebbero anche i problemi per gli enti che svolgono assiduamente e con grande senso di responsabilità la funzione per cui sono nate. La Regione avrebbe maggiori possibilità economiche e potrebbe avviare quella riforma che tutti attendono da anni e che potrebbe salvare definitivamente il lavoro di centinaia di persone, oltre a salvaguardare la loro importante funzione sociale”.
  • (LC)
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