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Acireale, necessaria una rivolta culturale

matita-cop

Acireale del degrado e dell’inciviltà è una questione culturale prima ancora che politica. Dalla nostra angolazione ideologica abbiamo sempre voluto pensare che le amministrazioni locali, così come i governi centrali e, in generale, il potere, non possono essere mai precursori di sviluppo sociale, culturale ed etico. Abbiamo sempre voluto pensare che dal basso la spinta è necessaria per il cambiamento anzi l’abbiamo sempre considerata l’unica soluzione sociologicamente accettabile. Il potere è per definizione restauratore ed avviene solo dal basso l’avanzamento della civiltà. Ad Acireale non può essere così; purtroppo.

La spinta dal basso, infatti, nel migliore dei casi è conservatrice, atta alla volgarità e all’immobilità, sempre diretta verso tutte quelle forme che ne garantiscono la conservazione dello status quo e dei piccoli benefici.

Oggi nella nostra città bisogna, quindi, tentare un ribaltamento culturale che non può che essere impopolare. Spiego meglio. Mezzo secolo di incultura sociale, di distruzione d’identità, anni e decenni di smembramento della cosa pubblica barattata con i favori personali e con la raccomandazione anche per andare al cesso, hanno ridotto la nostra Acireale in un luogo dove i più furbi hanno avuto in cambio benefici ed optional non riservati alla collettività. Adesso, che è finita la corsa all’oro verde, che sembra stiano per finire gli spazi per il respiro collettivo, oggi queste lobby radicate sul territorio urlano il loro canto finale che è lamento e, allo stesso, tempo rabbia.

Ed è per questo che mai come adesso è necessaria un’accelerazione che butti nello sconforto la squallida conservazione che ad Acireale continua ad avere radici profonde. Dall’Acireale di baroni e baronetti si passi ad una città con la luce della cultura politica e sociale. Accelerazione, disintossicazione dei veleni del gattopardismo, avanzamento culturale senza timori.

L’amministrazione Barbagallo aprirà il corridoio centrale di piazza Duomo ed è un cedimento alla restaurazione. Sappiamo, anche, che ha aperto uno scontro diretto e, si spera, definitivo con la ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti urbani e sappiamo che all’interno della macchina burocratica (altra lobby ben radicata) si sta cercando di battere i pugni sui tavoli. Ma sappiamo che non basta. Necessaria una sommossa culturale che indichi all’amministrazione Barbagallo che per la strada del progresso si trovano nuovi compagni di viaggio, nella restaurazione troverà conforto nei soliti insistenti poteri ma non scriverà una nuova pagina di storia al contrario sarà classificato come un altro inutile baluardo a difesa di uno squallido status quo. (mAd)

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