Il sabato della Nivarata, quindi, diventa una festa per tutti con gli spazi per i bambini, con il “tavolo” della Caramella Buona, con i negozi aperti, con il traffico veicolare interdetto al centro, con la villa Belvedere che, seppur ferita, riapre i battenti per accogliere tantissima gente e i Brigantini.
Macchine in azione per la produzione della granita artigianale, il centro pieno di gente festante, ossigeno per una città asfittica che nei restanti giorni dell’anno è presa d’assedio dal traffico veicolare e da un tran tran abituale e sonnnolento.
Una grande festa che ci fa capire alcune cose. Per primo il valore della progrmmazione, ed ancora il valore di un’idea portata avanti caparbiamente, la necessità di muovere gli entusiasmi con modalità coinvolgenti e che siano in grado di produrre indotto, movimento, vivibilità. L’investimento assolutamente esiguo se lo compariamo con quello che i cittadini ogni anno donano al carnevale acese ne esce assolutamente vincente. Il carnevale, al contrario della nivarata, oramai produce solo una formula datata e stanca ed è sottoposto alle ire del maltempo.