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Acireale – Regolamenti per il referendum cittadino? Non c’è la volontà politica.

nicola d'agostino

Acireale, il 13 novembre 2015 dopo tanti incontri e scontri all’interno della maggioranza realizzo con l’on. Nicola D’Agostino un’intervista per capire fino in fondo se e come si volevano apportare le modifiche allo statuto comunale al fine di inserire i regolamenti per regolare l’accesso al referendum cittadino. Ad oggi, 13 gennaio 2017, il tutto è in alto mare e l’amministrazione comunale in carico, il consiglio comunale, la commissione preposta alla modifica dello Statuto non ha ancora dotato la città di questo strumento di partecipazione democratica. E’ chiaro che non vi è la volontà politica.

 

Riproponiamo (ai fini di custodire la memoria) l’intervista del 13 nov. 2015 all’on. Nicola D’Agostino.

mAd: On. D’Agostino ci racconta la cronostoria di questo travagliato atto di indirizzo sui regolamenti per il referendum cittadino e la consulta popolare?

On. Nicola D’Agostino (Sicilia Futura): “Non credo ci sia stato nulla di travagliato, anzi proprio il contrario. La questione relativa alle parti dello Statuto non ancora regolamentate è stata lasciata a dormire per 20 anni. Chi ha governato non ha mai voluto aprire la discussione perché su questi argomenti trovare la sintesi è operazione ardua. Per noi di Cambiamo Acireale si tratta invece di un impegno preso con i cittadini e espressamente scritto nel programma presentato da Roberto Barbagallo. Dunque un atto irrinunciabile! Ad un certo punto è nato un dibattito sulle forme di partecipazione popolare, momento altissimo di democrazia e che merita rispetto ed attenzione; sia sugli organi di informazione che nel palazzo, e mi pare proprio dalla prima commissione sia partito il primo atto, infine abbiamo registrato l’elaborazione spontanea di alcune proposte da parte dei consiglieri. Era evidente che, sia come CA che come Consiglio tutto, fosse necessario avere una idea condivisa, altrimenti il rischio di un insuccesso del percorso era inevitabile. Ringrazio tutti i consiglieri comunali, perché tutti e 30 si sono adoperati per trovare la sintesi, dal Presidente del Consiglio ai capigruppo (di maggioranza ed opposizione), ai componenti delle commissioni di merito (Prima e Statuto), senza la loro fattiva collaborazione non si centrava il primo grande obiettivo: l’adesione unanime ad un documento che di fatto avvia la discussione sul merito nelle competenti sedi”.

mAd: Il numero previsto per il comitato promotore e per la raccolta delle firme, rispettivamente 500 e 5.000, non le sembra eccessivo?

On. Nicola D’Agostino (Sicilia Futura): “A me addirittura sembra troppo poco! 500 promotori per l’avvio del procedimento mi sembrano il minimo, trovare 5000 firme su argomenti di grandissimo impatto mi sembra un atto di responsabilità. Il referendum o la consultazione sono strumenti che devono essere previsti, regolamentati e “disponibili”, ma da usare in emergenza: quando cioè la politica non sa o non può decidere. Noi oggi vogliamo colmare un deficit di democrazia. Una patata bollente che destra e sinistra hanno preferito non affrontare negli anni. Ora, un referendum costa; ed impegna e costringe 40mila cittadini a recarsi alle urne. Non può essere uno strumento da usare con troppa disinvoltura: ci vogliono argomenti serissimi e comitati promotori altrettanto serissimi. In democrazia conta anche la partecipazione: sono certissimo che se mai si arrivasse ad usare questo strumento lo si farà con intelligenza, non con atteggiamenti demagogici o strumentali. Sono altresì certo che davanti ad argomenti ritenuti vitali per le sorti della città e per i quali si dovesse ritenere necessario convocare tutti gli acesi, si supereranno facilmente i limiti dei numeri, che invece devono rappresentare un valore. Peraltro, credo sia anche giusto non creare i presupposti per una “deminutio” del Consiglio comunale”.

mAd: L’atto è stato votato all’unanimità dal consiglio comunale è possibile che quando tornerà in aula potrà essere emendato?

On. Nicola D’Agostino (Sicilia Futura “Il voto unanime è un fatto politico importante. Come CA siamo enormemente soddisfatti ed apprezziamo il buon senso di tutti. Si apre di fatto una fase delicata per la città: quando si parla di regole del gioco e di partecipazione dei cittadini, come per le Olimpiadi, si devono sospendere i conflitti (politici). Sull’argomento ci deve essere una “tregua” fino alla definizione e all’esito finale. Ed è di tutta evidenza che si sia partiti con il piede giusto. Credo che siamo davanti ad un atto di indirizzo che dice cose chiare e che sono state apprezzate da tutto il Consiglio. Su quanto previsto nel documento non si può tornare indietro (altrimenti perché presentarlo e votarlo?), su quanto non previsto (purchè non in contraddizione con il resto) credo che la discussione in prima commissione, in commissione Statuto ed infine in Consiglio debba essere libera”.

mAd: Acireale si adegua agli altri Comuni italiani introducendo azioni di democrazia partecipata che è poi stato l’asse portante della vostra vittoria elettorale, in ragione a questo vorremmo capire il passaggio che recita: “che non vi siano modalità di speculazione politica”. Cosa vuole dire esattamente?

On. Nicola D’Agostino (Sicilia Futura): “Credo di avere in parte già risposto. Intanto abbiamo perduto 20 anni di tempo e proviamo così a recuperare. La partecipazione democratica dei cittadini deve essere assicurata, e fino ad oggi non lo è stata. E’ un merito che grazie a noi inizi questo percorso che, lo ribadisco, non avrebbe senso se fosse portato avanti solo per interesse della maggioranza. Detto ciò, credo sia altrettanto chiaro che lo strumento referendario può avere il suo rovescio della medaglia se fosse di troppo facile utilizzo. Non può essere una rivoltella puntata contro il Consiglio, da agitare quando serve a mo’ di minaccia permanente. Delle due l’una: o Il Consiglio comunale serve a qualcosa oppure no. Siccome io credo che sia la massima istituzione della città deve anzi essere salvaguardato, sempre legittimato, mai spogliato delle sue funzioni. Quando il Consiglio non sa, non può, non vuole decidere, oppure dovesse prendere granchi colossali, i cittadini, in numero cospicuo ed in forma chiara, hanno la possibilità di sostituirsi ad esso o, meglio ancora, di suggerire l’idea migliore. Immagino infatti che non possa e non debba potersi neppure proporre un referendum, ad esempio, per modificare un senso di marcia… Anche i temi devono essere legati a fatti o questioni dirimenti per la città”.

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