La bellezza salverà il mondo e, nel nostro caso, Acireale? Si, certamente la formula vincente per le città vivibili è la riscoperta, la valorizzazione e il recupero di ogni bellezza. Ed allora ci chiediamo a che punto siamo nella nostra città per attenzione alla bellezza e cosa intendiamo per bellezza?
Certamente non è cultura della bellezza un sacco nero della spazzatura a due metri dalla Cattedrale, non è bellezza il groviglio di fili elettrici e non solo per tutto il centro storico, non è bellezza tagliare alberi e vedere cemento al loro posto e non è bellezza il centro storico che affonda tra le automobili, i fumi e i condizionatori in bella vista. Non è bellezza vedere fiumi d’acqua piovana non trovare canali adatti per la loro confluenza e non è certo bellezza le centinaia di insegne attaccate in ogni palo, in ogni recinzione, in ogni angolo di strada. Non c’è bellezza al centro (manifesti affissi ovunque in corso Savoia) e non c’è bellezza in periferia con sterpaglie che crescono con vigore in ogni angolo di strada.
Non c’è bellezza a Pozzillo per la sua distesa di amianto e non c’è bellezza alla Stazione Ferroviaria, in piazza Agostino Pennisi, al corso Umberto.Illuminazione fatiscente, piazze prese d’assalto dalla frutta e dalla verdura. Non c’è bellezza, non c’è sviluppo.
Di fronte a tutto questo e tanto altro ancora, immaginiamo un assessorato alla Bellezza; ovvero di un uomo (meglio se una donna) competente, attenta, sensibile e romantica che possa dire a voce alta “togliete quel sacco della spazzatura davanti alla Cattedrale”, in fin dei conti sarebbe bastato solo qualche minuto per svitare quattro bulloni…. invece la cultura “raffazzonata” dell’uomo del sud porta a conclusioni semplici e convulse: il sacco nero della spazzatura, quello che sembra essere il volto dello spontaneismo villano.
(mAd)