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AD ACIREALE ” LA FELICITÀ SI RACCONTA SEMPRE MALE” ROMANZO DELLO SCRITTORE GAUDENZIO SCHILLACI

È uscito da pochi giorni “La felicità si racconta sempre male”, romanzo noir d’esordio dello scrittore catanese Gaudenzio Schillaci, edito da Dialoghi Edizioni, presentato tramite una diretta facebook presso la Mondadori Bookstore di Acireale.

Nasce invece, da una piacevole conversazione tra due autori e amici, Rosario Russo e Gaudenzio Schillaci, un’altrettanto piacevole intervista per gli amici di Fancity.

L’ambientazione scelta è quella della città di Catania, città che ha visto nascere lo scrittore e di cui lo stesso è perdutamente innamorato, parliamo di Gaudenzio Schillaci, scrittore catanese, classe 1990 che vive e lavora attualmente a Bologna e con il quale parleremo del suo romanzo “La felicità si racconta sempre male”, edito da Dialoghi Edizioni.

Gaudenzio ci ha raccontato una storia di “colore giallo” ma a chiare tinte noir. Storia che inizia con un morto come tradizione vuole, un omicidio molto strano accaduto in via Empedocle, una traversa della zona Borgo di Catania. La vittima, tale Gerri Santiloro, viene ritrovata crivellata da13 colpi di pistola. Sul luogo del delitto accorrono il commissario Davide Bovio e l’Ispettore Bonanno, che dovranno faticare tanto per sbrogliare questa matassa che appare al quanto ingarbugliata. Sul corpo della vittima viene ritrovata una strana lettera di addio, che fa presuppore a qualcosa simile ad un suicidio, ma è evidente che la vittima è stata invece assassinata, per cui il mistero si infittisce. I due poliziotti cercano dunque di concentrarsi sui pochi elementi di cui dispongono per tentare di ricostruire tutta la vicenda. Tramite questa lettera di addio, si riuscirà a risalire all’identità di Cristina Selleri, una cameriera del Palomar, che si scopre essere il locale dove Gerri Santiloro passava le sue giornate in solitario e da qui appunto, scaturiranno una serie di eventi attraverso i quali si potrà ricostruire la vita della vittima, la vita della cameriera Cristina e anche del protagonista del romanzo, il commissario Bovio, il quale faticherà non poco a trovare un equilibrio personale, vista la confusione di sentimenti che lo porteranno a ritrovarsi affascinato dalla giovane testimone Cristina.

Dicevamo, ambientato in una Catania contemporanea, che con i suoi tanti volti, le sue tante sfaccettature, i suoi tanti quartieri popolari e il suo centro storico, bello, importante magnifico, e ancora, con i suoi cunicoli e la sua periferia, luoghi differenti che non sono totalmente separati ma si incrociano continuamente per sfociare l’una nell’altro, quasi ad abbracciarsi.

Amore e odio, due facce della stessa medaglia, presenti in tutte le grandi città italiane, le periferie moderne che si sviluppano nel gran lusso o nel degrado più totale spesso uno accanto all’altro, ed è tra questi scenari che il protagonista Bovio e le sue complicate indagini, devono farsi strada in questa situazione imbrogliata che deve risolvere immancabilmente, anche se impigliato deve volutamente districarsi tra quartieri dove regna il neomelodico per ritrovarsi qualche centinaio di metri più avanti nel centro storico dove regna la bellezza e la cultura di una città fortemente contraddittoria.

Anche Bologna si trova ad essere protagonista di questo romanzo. La ritroviamo soprattutto nei ricordi del commissario Bovio. Bologna, città perfetta e destinazione privilegiata per arte, cultura e incubatrice di nuove tendenze, tutto il contrario di Catania, perennemente in contraddizione con se stessa, sempre caotica, chiassosa e colorata ma nel contempo decadente e ombrosa. Due città dunque, con la stessa voglia di vivere, ma se da una parte nella Bologna perfetta pare che tutto sia possibile e realizzabile, dall’altro lato vediamo una Catania che si affida al destino e che vive con il vizio di lamentarsi per qualsiasi cosa.

Sin da l’inizio la trama incanta il lettore e di seguito, scorrendo tra le pagine del libro, scopriremo le caratteristiche che l’autore ha concepito per il suo personaggio, in maniera così articolata e coerente tanto da renderlo reale il più possibile. In un romanzo che non riesce a comunicare gli stati d’animo dei suoi personaggi, la trama non andrebbe a finire da nessuna parte, mentre le caratteristiche ben descritte dall’autore in questo romanzo influiscono sul modo di parlare e di comportarsi, determinando di conseguenza le loro azioni e facendo provare al lettore il piacere di continuare a leggere ed arrivare alla fine.

Gaudenzio Schillaci in tutto questo è riuscito benissimo, raccontandoci di un commissario che non ha voluto identificare o santificare come un eroe, bensì le sue caratteristiche sono proprie del “non eroe”, di un uomo pieno di vizi che pian piano si lascia andare al suo disfacimento, abbattendo così quell’ideale dell’eroe poliziotto e che come tutti invece il suo protagonista è capace di compiere atti che possono offendere la dignità e l’onestà, come tutti gli esseri umani infatti sta male, prova dolore.

Rosario Russo, parlando del lavoro del collega e amico Gaudenzio Schillaci, ci spiega come questo suo romanzo sia assolutamente innovativo, descrivendolo non come il classico giallo canonico, bensì come un romanzo che esce fuori dal genere, “un romanzo di generi” lo definisce e, rivolgendosi all’autore, chiede come mai più volte ha dichiarato che questo romanzo poteva essere ambientato solo a Catania e da questo la scelta dello scenario di questa bellissima città, da cui per motivi di lavoro ne è ormai lontano. Inoltre chiede di raccontare dell’innovazione anche nella scelta musicale” all’interno del romanzo, per cui si capisce che non tutti i commissari ascoltano musica Jazz.

Gaudenzio Schillaci:
“Innanzitutto buongiorno a tutti gli amici di Fancity e sono molto contento di finire su queste pagine.
Il romanzo nasce fondamentalmente da un principio che è quello di giocare molto con tutti i canoni della letteratura di genere, ed è comune a tutti noi, e con noi intendo me insieme agli autori Alberto Minnella, Rosario Russo, Seba Ambra, che in questo momento sono i miei sodali in questo collettivo che è appena nato, ovvero “Sicilia niura”, collettivo di scrittura che vogliamo utilizzare per travalicare certe idee che non ci piacciono dell’editoria siciliana.
Questo romanzo nasce per giocare con i generi, l’impostazione è si quella del “Giallo” venata di sfumature “Noir”, ma è un giallo con un mistero da risolvere, segnatamente il mistero in questa storia sta nel ritrovamento del cadavere di questo uomo crivellato di colpi e con una lettera di addio che fa presupporre ad un suicidio.
L’idea che ha dato vita al mio romanzo, sostanzialmente parte dalla figura del protagonista, il Commissario Davide Bovio (che non è poi l’unico protagonista in realtà, ma si muove insieme alla figura della vittima Gerri Santiloro e della cameriera Crisina Selleri ), quindi dal desiderio di scrivere un romanzo che portasse il nome di quello che è il mio idolo incontrastato sin dalla mia infanzia, e cioè David Bowie, infatti l’assonanza è volutamente ricercata e voluta.
Ambientare il mio romanzo a Catania è stata una scelta che mi ha portato a condividere i principi del Collettivo di cui parlavo, “Sicilia Niura”.
Io vedo Catania come una bella donnna piena di ombre, nel suo passato e nel suo presente. Una bella donna che non sai mai quello che sta facendo effettivamente, e tutto ciò si sposava bene con i personaggi anche perchè i protagonisti hanno delle dissonanze, delle incongruenze nel modo di comportarsi. È stata quindi una cosa volutamente cercata e inserita nel testo ed ecco spiegato perché, a mio avviso, questo romanzo poteva ambientarsi solamente a Catania, nonostante io ormai abbia tagliato il cordone ombellicale con questa città e la veda come una casa lontana, ma nonostante le mie radici siano state tagliate, sono rimaste comunque in me e ogni qual volta ne senta il bisogno, ritorno e incomincio un cammino che mi fa strada per ritrovarmi.
Il mio romanzo aveva ragion di esistere soltanto con una ambientazione che fosse oscura al punto giusto, luminescente in altri punti, come del resto è la mia città, Catania.
La scelta musicale nasce dall’idea di rompere con i canoni. Sappiamo tutti e abbiamo tutti in mente decine e decine di commissari che pasteggiano con Wishy e ascoltano musica Jazz : ecco, il mio col Wishy un pò ci flerta, ci gioca, ma in realtà ha a che fare con altro genere di alcolici e con altri generi di vizi, ma soprattutto ha un gusto musicale abbastanza particolare che, dal mio punto di vista, per quanto io possa aver letto, è un po inedito, in quanto è un fine appassionato di musica Urban , che sarebbe in fondo la musica maggiormente ascoltata oggi più dai giovani, quindi una selezione musicale che passa dal Gali a Neffa, insomma tutto il mondo Rap con una particolarità, il titolo stesso del romanzo è tratto da una canzone di Mario Venuti e Laquidara, che hanno poco a che fare col mondo Rap, che si intitola “Per causa d’amore”, una canzone molto significativa nel romanzo perchè fa da colonna sonora alla vita e alle vicende personali del commissario Davide Bovio, come troverete spiegato durante la narrazione.”

Gaudenzio Schillaci è un giovane autore eclettico che conosce molto bene il mondo della scrittura che coltiva sin da giovanissimo prima per passione. Col tempo ha preso seriamente la decisione di fare della sua scrittura qualcosa di importante mettendosi in gioco e misurandosi con un pubblico importante per promuovere il suo diritto all’espressione, alla fantasia e alle proprie emozioni. Si definisce uno che dedica tantiissimo tempo alla lettura perchè la potenza dei libri è quella di farne apprezzare la bellezza della scrittura e permette a chiunque di aprirsi al mondo e agli altri sviluppando conoscenze e bellezze sempre nuove. Ecco perchè l’autore ci tiene a precisare che leggere tanto aiuta poi a scrivere pure bene e se questo può essere visto da alcuni come una presunzione per noi che abbiamo letto il suo romanzo è un atto di onestà intellettuale verso il lettore e verso se stesso e lo scrittore Gaudenzio Schillaci con questo romanzo lo ha dimostrato benissimo e di questo lo ringraziamo e lo esortiamo a scrivere ancora e ancora tanto.

(Graziella Tomarchio)

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