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bACI e COCcOLE. Le frazioni a mare occupate da un’edificazione scriteriata

Acireale conta cinque frazioni marinare e lunghi tratti di costa, in parte protetti dalla riserva della Timpa ed in parte occupati da un’edificazione scriteriata, che per puro disinteresse per la cosa pubblica ci ha lasciato in eredità una teoria di seconde case, sfitte e maltenute, che ipotecano il futuro turistico di questa terra.

L’assenza di strumenti urbanistici adeguati o il loro asservimento alle esigenze dell’amministratore di turno ci hanno regalato frazioni, come S. Tecla da cui quasi non si vede il mare, o come come Capomulini ostaggio dei “superchioschi” e dei ristoranti transitabili. E poi c’è il demanio marittimo, comunemente identificato con le spiagge le scogliere e le parti di territorio prossima alla linea di costa, questa porzione fondamentale di territorio è stata per decenni sotto la gestione delle Capitanerie di Porto che amministravano per conto delle regioni le attività sul demanio marittimo italiano.

Una gestione fatta di luci ed ombre in cui il rigore militare delle Marina militare Italiana si alternava alla disponibilità clientelare della migliore tradizione italica, in cui tutto quello che era assolutamente vietato si alternava a concessioni “ad personam” in base al funzionario di turno.
Questa gestione giudicata troppo rigida, venne sostituita dalla competenza territoriale, l’idea era quella di autogovernare il ricco patrimonio di spiaggie e concessioni ( ricco solo per i privati) evitando di dover dipendere da militari spesso mandati da Roma e che magari erano pure “inavvicinabili”.
La Regione avoca a sé la gestione tramite gli Udema (ufficio demanio marittimo) e rilascia le concessioni in base ai PUDM (piani di utilizzo demanio marittimo) che i comuni avrebbero dovuto redigere, ma che in molti non hanno nemmeno iniziato.
Recentemente la Corte dei Conti apre un’inchiesta sui canoni non riscossi che ammonterebbe a decine di milioni di euro, oggi una concessione per un lido alla plaja di Catania costa meno dell’affitto di una bottega al viale Mario Rapisardi ed inoltre il rilascio avviene senza gara, almeno fino al 2020 in cui la direttiva Bolkstein imporrà agli stati membri le gare sulle concessioni demaniali.
Nel frattempo ad Agosto di quest’anno la Regione ha commissariato i comuni inadempimenti sul PUDM avocando a sé anche la redazione dei piani di utilizzo.
Acireale non è stata commissariata perché nonostante non abbia nessun piano adottato ha correttamente svolto le procedure per la sua redazione, assegnando l’incarico nel gennaio 2018 con la Giunta Barbagallo.


Il PUDM è Lo strumento che ci consentirà di stabilire se una spiaggia come “le cocole” a S. Tecla debba essere occupata da enormi lidi spesso semivuoti o da “ristoranti” che insistono sulla poca superficie disponibile. Deciderà se gli approdi come scalo Pennisi debbano essere occupati dai natanti della domenica o lasciati alla pubblica fruizione turistica.
Oggi Acireale deve dotarsi di uno strumento che disegni il nostro futuro di Città turistica, con un piano che riduca fortemente le concessioni private a vantaggio di quelle pubbliche, con servizi adeguati alla nautica da diporto ed impianti turistici che generino indotto sull’economia cittadina, perché se è pur vero che siamo una città turistica certificata dalla Sogip, è anche vero che abbiamo bisogno di idee nuove, quelle vecchie vanno sostituite.

(Fabio D’Agata)

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