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Barriere architettoniche, tanto da fare

ACIREALE – Da qualche giorno si può accedere al museo delle uniformi, posto all’interno del Palazzo di Città, anche con l’ausilio di un cingolato. Un attrezzo che permette ai disabili motori di superare la barriera degli scalini. E’ lo stesso cingolato che è stato usato da un bambino disabile e che è ritornato al Comune di Acireale seguito da numerose polemiche nei confronti dell’assessore Fraschilla. L’attenzione è stata posta sul fatto che possiamo riassumere con un famoso detto popolare: “spogghia a Cristo e vesti a Maria”. Si, è proprio così se consideriamo che il Comune di Acireale ha voluto che il cingolato ritornasse indietro senza pensare, anche per un solo momento, che se ne sarebbe potuto acquistare un altro per alcune centianaia di euro. Polemiche e modi di intervenire per l’abbattimento delle barriere architettoniche che rappresenta, ancora una volta, modi e tempi che sono tipici di chi combate la “guerra dei poveri”.

Ma se andiamo a vedere con un minimo di attenzione (davvero minimo) come siamo messi in termini di barriere architettoniche ci accorgiamo che tutto il territorio cittadino è una barriera spesso insormontabile per chi è portatore di una disabilità motoria. E non è certo un lido attrezzato (tutti devono esserlo per legge) alla disabilità che può risolvere e neanche lenire questa situazione di bassissimo livello civico e culturale.

Piazza Duomo, per esempio, è stata riaperta fino alle 19.00 al traffico veicolare, sono state segnate sulla pavimentazione lavica le strisce che indicano la carreggiata per il transito degli autoveicoli e ci si è dimenticati, ancora una volta, di lasciare un corridoio per i disabili motori e per chi vi transita in carrozzina. I marciapiedi larghi appena pochi centimetri, alti e subito dopo meno di un passo inizia la corsia di transito per i veicoli. Il passaggio per una carrozzina non è stato neanche preso in considerazione, troppo preoccupati di riaprire quella piazza, troppo attenti a rimettere in piedi una modalità da anni ’50 per pensare che così come è stata segnata la strada che porta a piazza Duomo non è rimasta la possibilità di camminare sicuri di non invadere la “zona rossa” delle auto.

Stesso discorso per l’intero corso Savoia che non presenta passaggi a scivola (dal marciapiede) per chi necessità di questa attenzione.

Una città in preda alla smania del traffico e innamorata delle marmitte non ha tempo ne la sufficiente cultura per comprendere cosa e come fare per avanzare di qualche centimetro verso una comunità attenta, colta ed inclusiva.

(mAd)

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