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Basilio e Nicola: Gemelli Senesi di Giuseppe Franchina

franchina-copLe lettere aperte di Nicola D’agostino hanno effetti lassativi; ci assomigliano alla magnesia San pellegrino, la polvere dell’angelo, usata dai nostri padri e nonni per liberarsi da una cattiva indigestione. L’onorevole vorrebbe pertanto stravolgere magicamente le carte in tavola, dire per esempio che non ha alzato le tasse, però non ha tra le mani la bacchetta magica del mago Potter né la pietra filosofale, semmai è in possesso della pietra celeste che utilizza nei fondali della sua vasta compagine politica per far risalire coattivamente patelle amministrative e polpi istituzionali. Ci narrano anche di altissime capacità collinari poiché anche sulle altura riesce a dire la sua, a far sentire il richiamo, soprattutto nei confronti di babbaluci e tazza mite!…e la cantilena del tradimento politico suona: “nesci i conna ca veni to pa”.
Ed eccolo l’Onorevole impegnato tra i boschi del comune….. taglia legna, taglia teste, taglia anche i soldi per il trasporto agli invalidi, lascia ferme le indennità della giunta, quelle sì, guai a chi le tocca, e sulle quali anzi passa la pece per prevenirle da attacchi di “rugna” o punteruolo rosso. Decide persino di mettere a capo del gabinetto del Sindaco il rappresentante dell’RSU locale cosicchè da fornire a Barbagallo gli strumenti per addolcire i dipendenti da una stabilizzazione che non c’è più; e nel frattempo che i documenti partono dal Comune di Acireale per raggiungere Palermo vengono bagnati dal temporale ottobrino trasformandosi nella più fragile della carta: quella igienica.
Di D’agostino contagia la concretezza, il saper fare, ma soprattutto la poltronite che trasferisce financo sui sellini delle biciclette alle quali viene, finalmente, consegnata un’anima terrena; una pista ciclabile che dopo aver preso corpo è omologata, senza non pochi dubbi, dal dirigente comunale sottoposto per il caso alla riflessione (lunga) delle grandi scelte; per lui subito pronti lasix e diuretici (casa farmaceutica dagostan) per far scendere la pressione di una città a cui è manca solo lo schiocco.
In via Romeo intanto si consuma il concepimento di un bambino, davvero BELLINO, che non porterà mai il nome di Nicola, Guglielmo, o Robbetto, ma di Salvo festeggiato, oramai dai più, in occasione della ricorrenza del Corpus Domini. Ma a parte questo c’è qualcosa di comico e di drammatico se si pensa infine all’Ass. D’anna, definita da alcuni la “perpetua” di questa nuova giunta poichè pronta, nell’augurare volgarmente (al consigliere Calì) ad altri il lettino di Freud, ad asciugarsi, “con solidarietà sociale”, le mani bagnate nelle mappine vicine al lavandino dell’amministrazione che le sollecita la costante crisi di identità: Lady Oscar o Kendy Kendy.
Non c’è dubbio che il linguaggio di D’agostino è accrescitivo, un linguaggio che non descrive ma che parla di se stesso; esso è lontano anni luce dalle sillabe di Calvino o Pavese ma sempre pronto a celebrare esequie e matrimoni di un gerundio di potere per il potere che a partire dal palazzetto dello sport ci da l’impressione di diventare (e non solo per i futuri consorti) un indegno infinito. Parlare di “Infinito” ci richiama Leopardi e ci impone di rivolgerci anche alle iene ed ai leoni piazzatisi tutti lungo il cancello della Perla Ionica diventata per l’occasione il circo ed il teatro di una raccolta di curriculum pescati con la classica modalità della “calatina di conzu”. Le nozze di Cana arrivano in città; a celebrare il matrimonio (non come quello del salone della sposa) ci sono Basilio e Nicola il primo che non differenzia ed il secondo che non differenziandosi attua la tattica del termovalorizzatore: prende “munnizza” e la trasforma in energia.

Intanto la giunta di Governo appare stabile nella generale instabilità amministrativa; D’agostino e Nicotra sono saldamente al timone con la differenza che Nicola non vuole mollare la poltrona che occupa e Salvo “invece le scalda senza neppure starci seduto”.

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