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Beni confiscati alla mafia in Sicilia. D’Agostino: “Subito una legge che impedisca ai mafiosi di continuare a detenere l’immobile sequestrato”.

ACIREALE – I beni sequestrati alla mafia, una storia che sembra essere troppo aderente alle pessime tradizioni italiane. Legge fatta ma grandi difficoltà ad applicarla con efficienza e concretezza. In Sicilia i beni sequestrati alla mafia sono tanti ma molti di questi sono rimasti in mano ai mafiosi. “L’agenzia che gestisce i patrimoni sottratti ai boss ha pubblicato un bando per affidarli a società no profit. Alcune delle quali, a Catania, hanno scoperto che l’operazione è quasi impossibile”.

La commissione antimafia della Regione Siciliana ha prodotto una corposa relazione (191 pagine) intorno alla questione dei beni confiscati alle mafie. “Le testimonianze raccolte, i dati analizzati, gli approfondimenti svolti da questa Commissione non lasciano dubbi: la disciplina sul sequestro e la confisca dei beni alle mafie pretende, subito, un investimento di volontà politica e di determinazione istituzionale che fino ad ora non c’è stato. La sensazione è che la norma, nella sua limpida astrattezza, abbia rappresentato l’alibi per troppi: siccome questo dice (o tace) la legge, dunque solo questo è ciò che ci compete fare! Ed anche quando il buon senso suggerirebbe altro, la norma è lì, implacabile, come una magnifica foglia di fico dietro la quale nascondere rassegnazioni, inerzie, formalismi e sciatterie. Il destino dell’Agenzia va ripensato. In punta di fatto, non solo di diritto”. Questa la conclusione della relazione presentata in videoconferenza dal presidente Claudio Fava.

L’on. Nicola D’Agostino (membro della commissione antimafia regionale) afferma: “Migliaia di immobili ed aziende acquisiti al patrimonio pubblico, ma pochi assegnati e valorizzati, moltissimi abbandonati al loro destino, vittime della burocrazia della stessa Agenzia o della incapacità e paura dei Comuni. Il lavoro della magistratura troppo spesso vanificato da inefficienza ed insipienza”. Ed aggiunge: “Stiamo predisponendo una proposta di legge che aiuti a riorganizzare la filiera, imponendo l’applicazione di procedure che impediscano ai mafiosi di continuare a detenere un immobile sequestrato ed obbligando i comuni ad un ruolo più responsabile”.

Ricordiamo che ad Acireale ci sono tre immobili sequestrati a soggetti legati alla criminalità organizzata che sono state già acquisite al patrimonio pubblico. Riportiamo un passaggio dalla relazione della commissione regionale antimafia relativo agli immobili sequestrati e ricadenti nel territorio acese.

D’AGOSTINO, componente della Commissione. In questi due anni, come ha detto, di disattenzione, lei era personalmente a conoscenza del fatto che ci fossero questi immobili di disponibilità del Comune ma che di fatto non venivano caricati nel patrimonio?

ALÌ, sindaco di Acireale. Ad agosto di quest’anno ho partecipato ad un seminario di Libera in cui è stato fatto un report sulla situazione degli immobili sequestrati alla mafia e in questo report mi è stato segnalato che c’erano questi tre immobili.

Dal sito istituzionale del Comune, riportiamo un passagio del 24 dicembre 2020 del sindaco di Acireale Stefano Alì: “Tre di queste unità abitative sono state acquisite al patrimonio del Comune, attraverso la necessaria trascrizione; nel corso dell’operazione è emersa la presenza di una quarta unità che non rientra fra quelle trasferite al nostro Ente. Rispetto a questo bene, abbiamo scritto all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata affinché procedesse alla necessaria verifica, sui passaggi di proprietà avvenuti quanto già di proprietà della medesima Agenzia”.

(mAd)

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