In questi giorni, soprattutto sulla stampa specialistica di settore e sui social, sono apparsi inviti ed appelli che hanno per oggetto l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, prendendo spunto dal fatto che le misure previste dal Recovery Fund sembrano ignorare il dato che colloca l’Italia tra gli ultimi paesi in Europa per tasso di occupazione delle persone disabili (solo il 35,8% a fronte del 57,8 europeo, nella stessa fascia d’età).
I nostri ragazzi, finita la scuola vengono prevalentemente dimenticati dalle istituzioni che spesso non riescono ad assicurare adeguata protezione ed assistenza con interventi di sostegno alle famiglie, riconoscendo la figura dei caregiver, ecc.
Il problema è serio. Spesso le amministrazioni locali, non sanno nemmeno come vivono i nostri ragazzi disabili. Come trascorrono il tempo finita la scuola. Non lo sapevano prima della pandemia, figuriamoci oggi.
L’associazione l’Ortica di Milano, è stata tra le prime a produrre, già lo scorso dicembre, un documento dal titolo “Rilanciare la cultura inclusiva e l’inserimento lavorativo delle persone con autismo e disabilità intellettiva”, ed hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione che vi invito a sottoscrivere a questo link https://buonacausa.org/cause/parlamentoitaliano .
Abbiamo raggiunto la presidente, Fabrizia Rondelli e le abbiamo posto alcune domande.
D.: com’è nato il vostro documento del dicembre scorso?
R.: nasce in seguito ad un webinar del 18 dicembre scorso a cui abbiamo invitato l’on. Lisa Noja, durante il quale partendo da esperienze singole di chi offre lavoro (aziende, professionisti, artigiani, associazioni, ecc.) e da quelle delle famiglie che lo cercano per i propri cari, abbiamo avvertito l’esigenza di preparare questo documento e consegnarlo a lei perché lo portasse in Parlamento per farne discutere nelle diverse commissioni.
D.: i nostri enti locali fanno fatica a promuovere iniziative territoriali di inserimento lavorativo. Che ruolo può avere la vostra petizione?
R.: “E’ molto importante la petizione che stiamo lanciando on line su tutto il territorio italiano perché vogliamo sensibilizzare la classe politica di qualsiasi appartenenza sul tema del lavoro e della disabilità intellettiva affinché diventi un tema importante di cui farsi carico. Bisogna cambiare approccio, la persona con disabilità che entra nel mondo del lavoro deve essere tenuta in considerazione in base alle proprie capacità, a quello che sa fare. Spesso questo non si tiene in considerazione e sono pochi i progetti individuali che vanno in tal senso. Esiste, quando c’è, un calderone dove ci sono tante proposte a cui la persona si avvicina anche se non sono adeguate alle reali possibilità personali. Occorre preparare la persona con disabilità per il lavoro, ma anche lavorare sul mondo del lavoro affinché sappia utilizzare al meglio queste persone. Senza questo intervento i nostri ragazzi sarebbero isolati anche lì e difficilmente si coglierebbero le capacità che questi ragazzi hanno e che se messe a frutto rappresentano certamente una grande risorsa per tutti.
Quello che va rimodulato è tutto il sistema di collocamento delle persone disabili. I disabili non possono continuare a spendersi in tirocini infiniti, occorre facilitare le aziende, facilitare i professionisti, facilitare tutti coloro che vogliano mettersi in gioco per permettere alle persone autistiche e con disabilità intellettive di lavorare, con emendamenti, con leggi, con contributi economici, con progetti specifici. Solo così si può superare la barriera che è poi quella, secondo me, che caratterizza la disabilità delle persone.”
Fabrizia Rondelli mi ha suggerito anche l’immagine usata per questo articolo, ne riporto le sue parole: “la foto che avrei scelto per rappresentarci è quella che abbiamo utilizzato per promuovere la locandina del webinar del 18 dicembre. Non esiste solo il lavoro in serie per le persone autistiche è alienante per tutti lo dimostra bene Charlie Chaplin in questo film che cerca di smontare i paradigmi su cui si fondano le prestazioni lavorative che mirano all’annientamento della persona. Ognuno è capace di qualcosa sta a noi scoprirlo”.
Nello Pomona