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Centri storici a rischio desertificazione.

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Tassazione generale e comunale, costo del lavoro, grande distribuzione organizzata, diminuito potere d’acquisto delle famiglie, management impreparato e studio del mercato. Sono molteplici le motivazioni per cui il rischio desertificazione dei centri storici è un allarme che è stato lanciato già dal 2005 e che, ancora oggi, stenta a trovare soluzioni.

L’allarme è stato espresso, da anni, dalla Confcommercio anche in base ad un’analisi effettuata su 39 centri storici di numerosi capoluoghi di medie dimensioni.

La ricerca di Confcommercio insieme ad Unioncamere:  “Demografia d’impresa nei centri storici italiani”, ha registrato nel periodo 200-2015, una forte riduzione del commercio al dettaglio in sede fissa -14,7% laddove cresce in maniera consistente il commercio ambulante del 43,3% e si assiste a anche a una crescita delle attività turistiche ricettive e dei consumi fuori casa, quali bar e ristoranti, con un saldo positivo del 5%. Laddove la riduzione totale del commercio al dettaglio è del 6,6%.

Afferma Carlo Sagalli (confcommercio): “Il rischio di desertificazione commerciale dei centri storici è vero e concreto e deve essere assolutamente scongiurato. Emergono sostanzialmente due fenomeni: il primo è che negli ultimi 7 anni nei centri storici delle medie città è cresciuto il comparto turistico-ricettivo (ristoranti, bar e alberghi), il secondo è che c’è stata una forte riduzione di negozi tradizionali, moderatamente compensata da una crescita del commercio ambulante”.

La Confcommercio è in allarme per il difficile futuro degli esercizi commerciali italiani: per ogni pubblico esercizio che apre, tre abbassano le saracinesche, è una strada che porta alla desertificazione”.

Lino Stoppani, (Fipe), sostiene che “il problema riguarda indistintamente tutte le città italiane, grandi e piccole”. Il 2013 è stato l’anno maggiormente catastrofico con la chiusura di 21 mila imprese. Il primato è toccato, tristemente, alla Sicilia.

Sia i sindaci che i rappresentanti della confcommercio sono giunti alla conclusione che il “commercio anima l’economia dei nostri Comuni, li rende più belli, più vivi e più affascinanti”. Lino Stoppani (FIPE) per contenere il fenomeno della “desertificazione”, dell’oscuramento delle città italiane invita “tutti i Comuni a promuovere e a stimolare i cittadini a organizzare concerti e manifestazioni artistico-culturali”.

L’analisi, quindi, sulle difficoltà del piccolo commercio cittadino sono tante e complesse, sono sfide, cambiamento del mercato e delle abitudini sociali, che l’imprenditore non può liquidare riportando indietro le lancette dell’orologio in un’era prima della gdo, delle vendite online, della crisi economica. Sono sfide e come tali vanno affrontate con un approccio scientifico e con una serena e approfondita analisi del sistema.

(mAd)

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