Acireale – La nostra cultura siciliana, ricca di tanta storia e bellezza, appartiene a tutti noi, eredità di grande valore che va rispettata e custodita.
Il giusto valore alla nostra cultura, lo dà un figlio di questa nostra Sicilia, il bravissimo Giuseppe Marino, in arte “Alosha”.
Questo nostro artista contemporaneo, nel tempo è andato a ricercare musiche e culture della sua terra, permettendogli di scoprire autori, cantastorie e poeti che hanno fatto grande la Sicilia, facendola conoscere e amare ovunque.
Tra questi i grandi Ciccio Busacca, Alfio Antico, Ignazio Buttitta, che Alosha interpreta, attraverso la sua danza e su qualsiasi scenario e palcoscenico, affascinando il pubblico e rievocando in esso ricordi ed emozioni dal sapore nostalgico.
Il maestro Alosha è un danzastorie perchè con la sua danza dà voce ai cantastorie che sono stati grandi nella nostra terra di Sicilia. Figure della cultura folkloristica, artisti di strada che si spostavano nelle piazze e raccontavano con il canto una storia, un fatto o un avvenimento che venivano narrati con parole semplici, perchè semplice era la gente che le ascoltava. Si facevano interpreti del sentire della gente, narrando in versi rimati, disagi sociali ed economici, di politica, di lotte contro la mafia ,di religiosità e di tutto ciò che appassionava il popolo.
Il suo è dunque un tributo alla cultura popolare siciliana. La danza nella sua più totale bellezza.
Abbiamo contattato il maestro Alosha, che con piacere ci ha rilasciato un’intervista, parlandoci anche di questo triste periodo che il nostro Paese sta attraversando a causa dell’emergenza Covid.
Carissimo maestro Alosha. Inizio subito ringraziandoti e chiedendoti come stai vivendo questo periodo così buio per la cultura, non riuscendo ad esprimere la tua arte?
Grazie a te per questo “incontro”.
Sono sempre onorato quando qualcuno mi chiede cosa succede dal mondo invisibile, così lo definisco nella società contemporanea che vivo. Non riuscire ad esprimere la propria arte è come non poter respirare. Una gabbia costretta da misure che l’arte in tutte le sue forme non può accettare ma che cerca soluzioni autonome di espressione.
La tua danza è arte, è cultura e con essa rappresenti la Sicilia e le sue tradizioni. Come nasce la tua danza che si basa molto sulla gestualità?
Grazie per considerare “arte e cultura” la mia danza : in questa epoca di ignoranza è un piacere sentire tali considerazioni, in un contesto in cui lo spettacolo in generale ultimamente è stato etichettato solo come forma di “intrattenimento”, quindi non essenziale. Ho la fortuna di appartenere ad una terra meravigliosa, la Sicilia, come non si può nel mio caso non danzare questa terra? Provengo da uno studio coreutico underground, di strada, la breakdance, l’hip hop, quindi più vicino ad un linguaggio immediato, ma rispettoso di tutti gli altri stili. Ho avuto la fortuna di contaminare la mia danza a livello professionistico, soprattutto in Francia, quindi il fatto di danzare lo stesso brano, nello stesso palco con una danzatrice classica, questo opposto ha arricchito la mia conoscenza e facendo un tuffo nel mio DNA, ho scoperto la mia sicilianità, ovvero, attraverso il gesto, la comunicazione con il resto del mondo. Ho scoperto la mia Sicilia da emigrato, l’ho scoperta da fuori e adesso ci sono dentro.
Lionardo Vigo, pubblicò una raccolta di canti popolari per esternare la tradizione orale del popolo di Sicilia. Cosa ami di lui e lo hai mai rappresentato nella tua danza?
Amo Lionardo Vigo per il suo coraggio e per la sua descrizione. Amo attraverso Lionardo Vigo la pietra che calpestò e che ne dipinse nei suoi ritratti letterari con un pennello che era il sole che nasce dal mare. Il libro “Raccolta dei canti popolari”, custodito nella Bibblioteca Zelantea e scaricabile in PDF dall’Università di Oxford, è l’emblematico mistero della non condivisione, è l’opposto dell’azione che la raccolta invece con dedizione Vigo ha realizzato. Personalmente e per mano ho condotto parecchi cantautori siciliani nella Biblioteca Zelantea dove hanno preso spunto per i loro testi musicali dalla Raccolta.
Ho un progetto su Lionardo Vigo, chiamato “Pietre Violate”, uno spettacolo itinerante tra le vie della città, edicole abbandonate nel degrado cittadino spesso non visibile perché stupidamente giustificato.
Voglio portare la letteratura danzata di un acese, vorrei il suo spirito con me, per sollevare il lume che il tempo degli uomini volontariamente ha cancellato.
Ignazio Buttitta, poeta popolare che tu egregiamente tante volte hai fatto rivivere nei tuoi bellissimi spettacoli. Parlami di lui e di cosa rappresenta per te
Ignazio Buttitta per me è l’azione. E’ la poesia di una Sicilia vera, non direi solo popolare, Buttitta si espande anche attraverso una sola parola ed utilizza parole dirette. Scuote l’anima e ti fa risorgere con consapevolezza di abitare in una terra meravigliosa, talmente bella che ci vuole conoscenza per apprezzarla, e lui utilizzava ogni mezzo, la piazza soprattutto.
Per me rappresenta la mia idea comunicativa, il sogno di ogni poeta, gioire per il piccolo e celebrarlo sempre.
Alosha, tu racconti in chiave moderna la nostra trazione sicula a passi di danza e riesci magnificamente ad esprimere con il tuo corpo tutta la tua arte. Ho sempre voluto chiederti : come nasce la tua danza e quando ti sei reso conto che con essa avresti potuto portare avanti la conoscenza della nostra cultura siciliana?
La mia danza, la mia “danza streusa”. Con questo termine coniato dalla canta!tessa Carmen Consoli, realizzai un video clip, appunto “Danza Streusa”, nel 2010 sulle note della sua canzone “A Finestra”. Lì capii perfettamente come la mia arte coreutica si sposava perfettamente con la musica di cultura siciliana, iniziata prima da corografo e poi da performer. Nella mia ricerca da Danzatore abbinai scomposizione muscolare del mio corpo all’accento dei “cunti” siciliani, una miscela eccezionale dove la lingua siciliana viene compresa perfettamente attraverso queste scomposizioni, così nacque la figura del Danzastorie, premiato nel 2019 dall’UNESCO.
Dove c’è cultura c’è Alosha : ultimamente ti vediamo spesso collaborare con un altro acese d.o.c, lo scrittore Rosario Russo. Come è nata la vostra storia di amicizia e cultura?
Grazie sempre per questo abbinamento. Credo che la Cultura debba appartenere a tutti, del resto i padri dei nostri padri hanno lottato per questo. Rosario lo conosco da quando era piccolo, una amicizia ai tempi del “Sentiero Bianco”, un’ istituzione storica acese che è sempre stata fuori dal comune e che ha seminato conoscenza culturale e sportiva. Rosario Russo è uno scrittore unico ed originale, ha la freschezza dell’animo che questa città deve riconquistare, con lui viaggio nel tempo, ha una conoscenza speculare sul dettaglio e nello stesso tempo denuncia il malessere della contemporaneità, mette a nudo la stupidità umana di fronte alla bellezza. Acireale : l’estrema bellezza di questa città, la cosa più bella di Rosario è che nessuno riesce a reagire alle sue provocatorie descizioni perché molti riscoprono il sentimento della vergogna. Direi che il mio impegno sulla Letteratura Danzata con Rosario Russo è vincente.
In questo periodo di emergenza da Covid, quanto l’arte in genere e gli artisti come te state soffrendo senza riuscire ad avere neanche un aiuto dalle istituzioni.
Non mi aspettavo questa totale indifferenza, ho sempre creduto nella mia arte, e di chi come me lavora e fa un lavoro “essenziale”. Il termine utilizzato nel “non essere essenziale” ha colpito ogni artista, nell’animo e nelle tasche. Poi osservando bene l’etica ed il livello culturale di alcuni politici, comprendo il fatto. Personalmente credo la sofferenza economica di noi artisti sia tanta.
Definisci affettuosamente la tua, una famiglia “streusa”. Me lo sono sempre chiesta : siete tutti artisti?
Si è la definizione esatta. Non siamo tutti artisti, anche perché mia figlia vedendomi soffrire in questo periodo non credo che diventerà una artista, meglio un posto alle Poste…ah ah ah scherzo… è sempre libera di scegliere. Mia moglie più che artista è una santa, perché assecondare le mie pazzie non è semplice, del resto anche lei è molto creativa e mi aiuta tantissimo attraverso la sua conoscenza delle lingue e nella sua ottima espressione e dizione nonché da ottima cantante, quindi ci ritroviamo nei gusti e nel linguaggio. Quindi se entrando a casa mia vedete sedie appese al tetto, telefoni antichi, bastoni siciliani, inginocchiatoi, murales, è tutto il frutto di una “streusità” che ci appartiene e che dura da quindici anni.
Alosha, cosa significa questo tuo bellissimo nome d’arte?
Alosha è un nome sanscrito che vuol dire “Cuore Divino”. Mi ha dato questo nome il mio maestro Michael Barnett e mi è rimasto come nome d’arte nelle mie performance. Ogni nome è una via e questo ancora continua ad esserlo per me.
Cosa ti aspetti dal futuro dopo che questo periodo funesto sarà passato? Pensi che si riuscirà mai a tornare alla normalità e a continuare ad apprezzare ancora cultura, arte e bellezza?
Ci sono aspetti che non si possono recuperare, ci sono ferite, offese che difficilmente saranno rimarginate. L’Italia è l’unico Paese al mondo in cui la Cultura dovrebbe avere priorità su tutto, solo anche per il patrimonio artistico monumentale. Invece è stata l’ultima a non essere tutelata. La Cultura, la prima a chiudere e l’ultima a riaprire, sempre se riaprirà come prima. Non sono molto ottimista perché gran parte degli artisti ha diversificato il proprio lavoro, c’è chi è diventato insegnante a scuola, c’è chi è ritornato al lavoro di famiglia, c’è chi emigrerà appena possibile. L’Italia ha perso. E perderà tantissimo nei prossimi anni. Ci rimane una speranza poetica, neanche fatta di sogni, perché anche quelli sono andati distrutti. Ci sarà sicuramente una ripresa da un punto di vista letterario, poco da spettacolo, bisogna metabolizzare tutte le paure indotte, bisogna riadattarsi e non sempre troveremo un terreno favorevole o agevole. Tempo difficile l’essere artista. Difficile anche insegnare, quando inizieranno le lezioni di danza, come dirò ancora ai miei allievi di credere nella loro passione? Lo farò, ma non rimanendo in questa Italia.
(Nel 2010 il Comune di Roma insigne Alosha con un riconoscimento di alta carica sociale per il Progetto Hip Hop Internazionale HHCP.
Nel 2011, insieme all’artista francese SEKA e SHUK ONE, installa a Parigi una performance di street dance, Grand PalaisAvenue Winston Churchill).
(Nel 2012 Alosha e la sua Compagnia Tecne con lo spettacolo “OLTRE” aprono ROMA ESTATE, proponendo la Poesia del cantautore e poeta siciliano, Alfio Antico a Castel Sant’Angelo…la sicilianità diventa danza).
(Nel 2020, in occasione del “Premio Carretto Siciliano”, un altro importante riconoscimento per il Danzastorie di Sicilia Alosha Giuseppe Marino)
Graziella Tomarchio