martedì, Marzo 19, 2024
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Denunciare i corruttori e il malaffare è un dovere civile e morale. Stiamo con l’Impresa acese che dice no al malaffare.

ACIREALE – Secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, sarebbe stata chiesta all’impresa acese una tangente di circa 100mila euro attraverso il meccanismo criminoso della riduzione di alcune opere previste nel capitolato dei lavori per il consolidamento del versante roccioso a San Marco d’Alunzio. Sono scattati gli arresti domiciliari per l’ing. Basilio Ceraolo il direttore dei lavori che dovrà rispondere di “tentata induzione indebita a dare o promettere utilità”. Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di sottoposizione agli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Patti, nei confronti del direttore dei lavori di un cantiere sito nel comune di San Marco d’Alunzio, indagato per concussione (art. 317 cp).

Riportiamo quanto dichiarato dall’imprenditore Fabio D’Agata all’AGI.

“Tutto è cominciato con la richiesta da parte sua di ridurre la lunghezza dei tiranti, che non è infondata, ma ero convinto che l’economia derivante da questa riduzione potesse compensare situazioni impreviste all’interno del cantiere. Quando poi mi disse questo risparmio, di circa 200.000 euro, sarebbe stato diviso tra noi in parti uguali, e lui avrebbe pagato i tiranti per l’intera lunghezza nonostante mi avesse chiesto di farlo più corto, lì ho avuto la certezza che stavo diventando socio di un disegno corruttivo a cui non avendo alcuna intenzione di aderire”. Ed ancora continua Fabio D’Agata: “Mi ero abituato a richieste ostili da parte di mafia, ‘ndrangheta, ma ancora non da un direttore dei lavori”. «All’interno dell’appalto – riferisce D’Agata all’AGI – lui aveva creato una grossa riserva, una lunghezza di 22 metri, che per il totale dei tiranti viene a costare oltre un milione di euro. In realtà se avesse utilizzato le relazioni geologiche allegate al progetto in maniera propria, avrebbe già potuto prevedere tiranti più corti. Non conta tanto la lunghezza del tirante, ma l’ammortamento dello stesso tirante all’interno di uno strato roccioso stabile: una richiesta di riduzione dei tiranti non implica necessariamente una riduzione di stabilità. Questo, però, lui avrebbe potuto capirlo subito, dimensionando zona per zona la lunghezza opportuna. L’avere lasciato la lunghezza a 22 metri mi fa pensare che lo abbia fatto intenzionalmente, per una riserva economica su cui andare a lucrare”.

La documentazione acquisita dalla Procura della Repubblica di Patti presso il “Commissario Straordinario per l’emergenza idrogeologica della Regione Siciliana” (stazione appaltante dei lavori avviati presso il comune di San Marco d’Alunzio), insieme alle evidenze emerse dalle indagini delle Fiamme Gialle, avrebbero fatto emergere – fatto salvo il principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato – la condotta antigiuridica dell’indagato.

(mAd)

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