Accade anche che nel 2014 in un paese che si definisce laico per costituzione, una docente venga discriminta per il suo orientamento sessuale, perché molto probabilmente lesbica (non vuole né affermare, né smentire ciò che riguarda la sua sfera privata, perchè ciò, giustamente, nulla ha a che vedere con la sua professionalità). Accade che la docente in questione insegni da cinque anni in un istituto religioso e, a quanto pare, senza aver mai dato adito ad una sua qualche incapacità o impreparazione a svolgere il suddetto lavoro. Tuttavia, accade anche che un giorno venga convocata dalla madre superiora e che questa la sottoponga a tutta una serie di domande sulla sua vita privata, sulla persona con la quale convive, intimorita dall’immagine che potrebbe venire fuori del suo istituto, se si sapesse che una docente avesse un orientamento sessuale, come dire, “non conforme” ai dettami della Chiesa”. Accade anche che dalla risposta scaturisca il rinnovo o meno del contratto e che la docente abbia preferito non dare alcuna risposta e perdere il lavoro, pur di tutelare la sua sfera privata. Accade che ancora oggi si rischia di perdere il posto di lavoro per i propri orientamenti sessuali. Accade… anche se non siamo più nel medioevo, ma in Italia.
