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FMI, Troika e debito. Perché dire no agli usurai internazionali.

lagarde-fmi-povertàUltimamente si sono moltiplicati come fastidiose mosche i sostenitori incoscienti della politica dell’austerity. Tante affermazioni, tante panzane e mille bufale ma, soprattutto, un atteggiamento da ragionieri davvero triste. Si perde umanità e si diventa contabili; è un mondo difficile.

In tutto questo caos cerchiamo di capire meglio almeno cos’è e di cosa si occupa il Fondo Monetario Internazionale (FMI).

Partiamo dall’inizio. Che cos’è l’Fmi? E’ la più importante delle agenzie specializzate dell’ONU (l’organizzazione delle Nazioni Unite). E’ stata costituita con il dichiarato intento di controllare direttamente l’economia mondiale in ogni singolo Stato del pianeta.
L’FMI nasce nel 1945 durante la conferenza di Bretton Woods. La conferenza aveva il compito di gettare le basi per la globalizzazione dell’economia. Oggi nell’FMI aderiscono 186 Paesi del mondo, ogni Paese dispone di un potenziale di voti calcolato sulla base della sua quota di partecipazione (i soldi che ogni singolo Stato versa al Fondo). Gli USA che versano grosse somme hanno il 17,68% dei voti mentre l’Italia il 3,36%. Per le decisioni da prendere è previsto, quindi, questo metodo proporzionale in riferimento alle risorse versate, non esiste, quindi, la formula di un Paese un voto.
Il direttore dell’FMI oggi è la signora Lagarde a cui fanno capo il Consiglio dei governatori ed il Consiglio esecutivo. Il ruolo di direttore, è consuetudine, viene affidato (non per statuto ma per chiaro intento politico) ad un esponente di un Paese europeo. E’ un giochino perverso che pone al ruolo massimo di direttore dell’FMI un socialista (come Strauss Kahn) per far si che la politica economica sia accettata sia da governi conservatori che laburisti e a guida socialista. Di fatto una chiara imposizione per un appiattimento della politica economico del rigore.

Quali sono le competenze dell’Fmi? Il Fondo Monetario Internazionale interviene quando nota degli squilibri economici nei vari Paesi del mondo. L’FMI può, quindi, concedere prestiti ma gli stessi sono sottoposti a pagamento solo se si applicano le politiche economiche dettate dal fondo stesso. Si occupa di ripristinare la liquidità, controllare e sostenere la solvibilità rispetto ai debiti esteri. Per la ristrutturazione del debito e la ricetta da seguire per ottenere il finanziamento è sempre la stessa: taglio delle spese pubbliche a prescindere dai costi sociali, privatizzazioni e liberalizzazioni, apertura al capitale estero, pensioni, tasse, iva ed altro ancora. Di fatto una politica economica imposta ai Paesi con difficoltà economiche che è il “vangelo” del neoimperialismo economico e il braccio armato degli ultraliberisti.

La ricetta dell’FMI è quindi obbligata anche perché, passaggio fondamentale, il fondo ha la necessità di rientrare prestissimo dai soldi prestiti ai Paesi in difficoltà, in modo tale da finanziare altri Paesi con le stesse difficoltà. Insomma con i soldi prestai una volta (1 volta) il capitale gira, gira e gira a sostegno dei vari Paesi che di volta in volta ne fanno richiesta. Una dinamica precisa del prestito ad usura e, in qualche modo, lo stesso modello di banche e finanziarie.

Di fatto, è evidente, l’intervento dell’FMI a sostegno dei Paesi con difficoltà economiche è un vero e proprio commissariamento. I governi sono costretti a rientrare in fretta (anche per accedere alla seconda o terza parte del prestito) e sono obbligati, oltre ogni forma di sovranità nazionale, ad applicare l’agenda della politica economica dettata dal Fondo Monetario Internazionale. A sua volta il Fondo si è autoisituzionalizzato inserendo la BCE e la UE a formare quella che viene chiamata “Troika”.
Malgrado siano note ai capi di Stato e di governo le modalità della dittatura economica dell’FMI, gli stessi si possono trovare a chiedere il mortale aiuto economico al fondo. Di fatto con l’economia surreale della finanza internazionale se non ci si rivolge al fondo (accettandone le modalità di rientro) si va in bancarotta, il Paese va in default, crollano i titoli di Stato, si scatena il panico. I capi di Stato e di governo dei Paesi con difficoltà non possono fare altro che o bere o affondare. E’ un ricatto internazionale.

Nei sei lunghi anni europei di crisi la ricetta dell’FMI ha prodotto la depressione dell’economia reale mai vista prima, alcuni sostengono che siano stati e sono ancora in corso i peggiori anni dal primo novecento. L’perliberismo e l’economia globale voluta sin dal 1945 dalla conferenza di Bretton Woods, hanno visto cadere a suolo tante vittime innocenti del turbocapitalismo, di fatto c’è in Europa un deficit di pensiero economico alternativo alla follia in corso.
(mAd)

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