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HomeCronacaPrimopianoFranco Battiato, 70 candeline e 2 stampelle.

Franco Battiato, 70 candeline e 2 stampelle.

MUSICA: QUASI SOLD OUT LIVE BATTIATO PER IL FAI /ANSACD E DVD LIVE DA CONCERTO CON ROYAL PHILARMONIC ORCHESTRA

Queste fastidiose occasioni appartengono a un mondo lontanissimo dal suo, e Franco Battiato non festeggia mai. Però il fato ha deciso di tirargli uno scherzetto, ed oggi compie 70 anni nella sua casa di Milo, non del tutto immobilizzato – e non domo – dopo l’incidente di qualche giorno fa a Bari durante un concerto, quando al Petruzzelli è caduto dal palco e si è fratturato un femore.
Ma la quantità di risorse di Battiato è inimmaginabile e solo il cielo sa cosa maturerà durante la sosta forzata, che non ne smorza la simpatia né l’imprevedibilità. Caratteristiche che hanno accompagnato il suo lungo ed eclettico percorso artistico, mantenendolo sempre sulla cresta dell’onda con progetti diversissimi l’uno dall’altro.

Non più cantautore, non più assessore, non più vate, amato dai ragazzi, è l’artista più fresco della sua generazione. Non trombone e non grande vecchio. Ancora pronto, giura, a sorprendere: proprio come accadde all’inizio del suo percorso artistico, nei Settanta, quando una pubblicità lo immortalò su un sofà con braghe a stelle e strisce. Il suo aspetto improbabile sdoganò alle masse anche il suo notevole lavoro musicale, fino a quel momento di nicchia. Al telefono, sorride a quel ricordo lontano.

Come sta, Battiato?
«Cammino. Con le stampelle certo, ma ieri ho fatto le scale senza usarle. Il medico che mi ha operato, quando glielo ho raccontato, era entusiasta».

Ha fatto preoccupare tutta l’Italia.
«A Bari una folla ha stazionato davanti all’ospedale per buona parte della notte, dopo l’incidente. E quando sono partito con l’ambulanza tutti mi salutavano dai balconi».

Tutti le vogliono bene, lei è simpatico e non se la tira, certi suoi colleghi invece invecchiano male…
«Si renda conto che “Attraversando il Bardo”, il mio Dvd e libro nel quale si racconta lo stato della coscienza subito dopo la morte, ha venduto 20 mila copie. Sono cifre da musica pop».

Lei piace ai giovani.
«Il tour europeo elettronico di Joe Patti’s Experimental Group ha fatto il pieno dappertutto».

Cosa si sta inventando nel riposo forzato?
«Ho bisogno di rivedere i miei ingranaggi, adesso. Non penso alla musica, ma a olio benzina freni».

A casa ci dovrà restare…
«La mia previsione è di circa quindici giorni, so che sono ottimista. Il medico che mi ha operato, sui 34 anni, molto bravo, mi ha messo solo tre viti».

Quando si dice che l’Ariete è in buon periodo, c’è sempre da preoccuparsi…
«Ho un karma molto positivo, mi dicono che il futuro sarà notevole».

E oggi festeggia i settant’anni.
«Io non festeggio, ma ho amici intorno a me, stasera una festa ci sarà».

I suoi pensieri di questi giorni?
«Esclusivamente meccanici».

Meccaniche divine, immagino…
«Ah quanto è piaciuto quel testo a Marina Abramovic».

Lei traccheggia, ma di sicuro ha qualche colpo in canna.
«Nell’autunno esce un best incandescente. Con 100 euro compri un box con film documentari opere, tutto quello che ho fatto. Più due inediti e una cover. In fondo non è cifra forte».

Possiamo salutarci con la storia della foto sul sofà, quella famosa degli Anni Settanta che la rivelò a chi ancora non si occupava della sua musica? Gianni Sassi, l’ideatore, era un agitatore culturale della sua stessa forza.
«In realtà s’inventò questa pubblicità per un divano ma non mi disse nulla. Io pensavo ci fossero anche gli Osage Tribe, il mio gruppo dell’epoca, con me. Quando ho visto per strada i manifesti di 5 per 10 metri sono rimasto malissimo. A tutti i giornali arrivarono migliaia di offese per me, fu uno scandalo pazzesco. Fu scorretto Sassi e la pagò, perché perse il cliente, l’industriale Busnelli: per me fu un successone, ma per il sofà no».

A che punto è il progetto del film su Haendel?
«Sono ormai cinque anni che ci lavoro e sembra finalmente che si possa fare. Abbiamo adesso l’appoggio della Germania. Mancano l’Inghilterra e l’Italia, che sta quasi cedendo. Ma non voglio più parlarne finché non succede qualche cosa di concreto in fatto di finanziamenti».

(lastampa.it)

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