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FRIDA E DIEGO

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Frida Kahlo e Diego Rivera, Il rospo e la niña si videro per la prima volta nel 1922 sotto i ponteggi della Scuola nazionale preparatoria. Lui era il pittore più famoso del Messico rivoluzionario, chiamato a dipingere un murale nell’ anfiteatro dell’ istituto, lei una ragazzina irriverente, dal corpo pronto a sbocciare, quasi bella. Sette anni dopo, Diego Rivera e Frida Kahlo erano marito e moglie. Fu l’ inizio di un amore lungo e tormentato, costellato di tradimenti e colpi di scena (anche di pistola), destinato a entrare nella leggenda. Rivera, 46 anni, già al terzo matrimonio, fu quasi da subito un marito infedele, sempre affettuoso. Nelle lettere alla moglie (alcune esposte nella Casa Azul di Coyoacán) si firmava con il disegno dei suoi labbroni. La chiamava «Adorabile Fisita, bambina dei miei occhi, vita della mia vita», «mia bellissima ragazzina». Lei, semplicemente, lo adorava. «Anche se mi dici che ti vedi molto brutto quando ti guardi allo specchio con i tuoi capelli corti, io non ci credo, so quanto tu sia comunque bello e l’ unica cosa che rimpiango è di non essere lì a baciarti e a prendermi cura di te, anche se ogni tanto ti disturberei con i miei brontolii. Ti adoro, Diego mio. Mi sento come se avessi lasciato il mio bambino e sento che tu hai bisogno di me… Non posso vivere senza il mio chiquito lindo , la casa senza di te non è niente. Senza di te tutto mi sembra orribile. Ti amo più che mai e ogni momento di più. Ti mando tutto il mio amore. La tua niña chiquititita » (10 settembre 1932). Rivera, dall’ America – dove dopo l’ espulsione dal Partito comunista messicano, stava lavorando a una serie di murali sull’ industria moderna – replicava: «Niñita chiquitita preciosa , sono molto triste qui senza di te, come te non riesco neanche a dormire, e a malapena tolgo il naso dal lavoro. Non so neppure cosa fare senza poterti vedere. Ero sicuro di non avere amato nessuna donna come amo la chiquita , ma mai fino a ora che mi ha lasciato ho saputo quanto la amo davvero, lei sa già che conta più della mia vita, adesso lo so io, perché veramente senza di te la vita non vale più di due noccioline secche al massimo…». La vita non era stata generosa con Frida. L’ incidente d’ autobus che a 17 anni le aveva letteralmente squarciato il corpo in due, l’ aveva lasciata per sempre ferita e incapace di avere figli (le sue tre gravidanze finirono in aborti). Questo non impedì a Diego di infliggerle i tormenti della gelosia. Rientrato dagli Stati Uniti, l’ artista iniziò una relazione con la cognata Cristina che costrinse Frida a lasciare la casa di San Angel (due cubi comunicanti in stile modernista, uno rosa e l’ altro blu) e in seguito a fare i bagagli per New York. E però: «Perché dovrei essere così sciocca e permalosa da non capire che tutte queste lettere, avventure con donne, insegnanti di “inglese”, modelle gitane, assistenti di “buona volontà”, le allieve interessate all’ “arte della pittura” e le inviate plenipotenziarie da luoghi lontani rappresentano soltanto dei flirt? Al fondo tu e io ci amiamo profondamente e per questo siamo in grado di sopportare innumerevoli avventure, colpi alle porte, imprecazioni, insulti, reclami internazionali – eppure ci ameremo sempre… Credo che dipenda dal fatto che sono un tantino stupida perché tutte queste cose sono successe e si sono ripetute per i sette anni che abbiamo vissuto insieme e tutte le arrabbiature da cui sono passata sono servite soltanto a farmi finalmente capire che ti amo più della mia stessa pelle e che, se anche tu non mi ami nello stesso modo, comunque in qualche modo mi ami. Non è così? Spero che sia sempre così e di tanto mi accontenterò. Amami un poco, io ti adoro, Frida» (23 luglio 1935). Frida perdonò la sorella minore e tornò a San Angel a prendersi cura della sua «rana». Ma cominciò ad avere anche lei altri amori – tra gli altri, lo scultore Isamu Noguchi, Lev Trotsky, Tina Modotti, il fotografo Nickolas Muray. Intanto stava diventando una pittrice famosa. Nel 1938 André Breton le stava organizzando una mostra a Parigi («Non avevo mai saputo di essere una surrealista fino a quando Breton non è venuto in Messico e me lo ha detto», scrisse Kahlo nel suo diario), ma lei nicchiava, nonostante tutto le dispiaceva lasciare Diego. «Non essere sciocca. Non voglio che per me tu perda l’ opportunità di andare a Parigi. Prendi dalla vita tutto quello che ti dà, qualsiasi cosa sia purché sia interessante e ti possa dare qualche piacere. Da vecchi si sa cosa significhi aver perso quello che ci si offriva quando non si sapeva abbastanza per prenderlo. Se davvero mi vuoi fare contento, sappi che nulla mi può fare piacere più del sapere che ne hai tu. E tu, mia chiquita , meriti tutto… Non li biasimo perché gli piace Frida, perché anche a me piace, più di qualsiasi altra cosa… Tu principal sapo-rana (rospo-rana, ndr ) Diego». Come in una soap opera, Frida e Diego divorziarono nel 1939 per poi risposarsi – sobriamente, lei con una lunga gonna tehuana verde – l’ anno dopo. E finché la morte, di lei nel 1954, in seguito all’ amputazione della gamba malata, non li separò. Quella che veniva definita “l’unione di un elefante con una colomba”, superò le consuetudini di un legame sentimentale: Frida e Diego portarono nel loro rapporto e nella loro espressione dell’arte le personalissime esperienze di vita. Diego dipingeva le grandi emozioni storiche interpretando la rivoluzione nelle arti visive e mostrando l’uomo al potere, sempre circondato da un pubblico. Nei dipinti di Rivera, l’uomo ha la capacità di dare una forma positiva alla sua vita, per il bene dell’umanità, optando per la via dell’edonismo egoistico. Quando cominciò a dipingere, Frida, lo fece per rifugiarsi in un mondo di fantasia, trasportando problemi e sentimenti in quadri di piccole dimensioni. La sua continua lotta con il dolore e con la solitudine trova espressione adeguata in una sorta di “realismo magico”, sviluppando un linguaggio artistico personale rispetto a quello degli artisti che ebbe modo di conoscere nei viaggi negli Stati Uniti e in Europa. La sua rivoluzione è interna. Diego riuscì a dare voce ai problemi e ai bisogni contemporanei rimanendo nella memoria collettiva del paese. Finché i fatti che egli rappresentava erano in linea con i compiti della società, rimase il più importante dei due. Attraverso le sue visioni provenienti dal mito, Frida parla, invece, ai sentimenti universali dell’uomo: la compassione, l’empatia, il desiderio di amore. Nella sua solitudine, lei è più vicina all’uomo moderno di quanto lo sia Diego. Il risultato è che Frida Kahlo rimane icona oggi come allora, non solo in Messico, ma in tutto il mondo.

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