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Gesù intervenne dicendo: «Lasciate, basta così!» (Lc 20,51)

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Assodato che il Vaticano non manderà le Guardie Svizzere  e neanche gli archibugieri a cacciare Don Carlo da casa sua in Aci San Filippo, assistere all’ultima puntata delle Iene in cui si rinnovava la ferita della vicenda di Teo, mi ha fatto riflettere con una conclusione: cui prodest?
La sofferenza di Teo è ancora viva, il ricordo lo fa stare male anche adesso, il raccontare se lo ha messo in pace con se stesso, lo fa ancora soffrire tanto.
Acireale non dimenticherà facilmente, la ferita è profonda, il perbenismo, l’ipocrisia e la falsità nulla hanno potuto contro la verità, la verità trionfa sempre, la verità è di Dio.
Italia Uno, per raccontare ha scelto tante belle chiese, compresa la Basilica di San Pietro a Roma, il belvedere della villa e lo scenario di Aci San Filippo, il contrasto tra la bellezza della Basilica di San Filippo d’Agira e la figura mesta e automaticamente antipatica del prete condannato dalla sua Chiesa.
La giustizia degli uomini ahime si è prescritta, quella della Chiesa si è pronunciata.
Chi conosce Don Carlo sa benissimo che la condanna più forte l’ha avuta e la sta scontando: l’anonimato, l’emarginazione, il vergognarsi di lui sono un castigo peggiore del contrappasso dantesco.
Il Don che era ammirato, che alla messa delle 11.00 segnava il tutto esaurito, che aveva tutti ai suoi piedi adoranti, che fulminava con lo sguardo il ministrante che sbagliava di un millimetro nel contesto della pomposità delle sue celebrazioni che neanche il Primate Ortodosso di tutte le Russie.
I miei genitori immaginavano un paradiso popolato di tanti Don Carlo e come loro migliaia di altri bravi cattolici. Io non facevo parte degli eletti, andavo alla Messa delle 9 e preferivo Padre Giambattista.
Ora è solo: andare a cercarlo, anche per dirgli giustamente “I picciriddi non si toccano”, è ricordargli che c’è ancora, che ancora conta, che ancora è il Don.
E’ stato carnefice, non facciamone una vittima, anche se mediatica, lasciatelo scomparire nel nulla. Il nulla è il suo castigo. Fino a quando un giorno incontrerà Colui che diceva di servire e che ha dimostrato di non temere.
Se invece dovesse parlare qualcun altro del suo “cerchio magico” di quegli eletti di cui amava circondarsi e allora riportarlo a galla è giusto; rinnovo anche io l’appello fatto in TV: se qualcuno deve parlare, che parli. Facciamo spazio alla verità, esorcizziamo il male, la miseria che hanno rovinato la vita di tanti.

Anche Gesù diceva che “i picciriddi non si toccunu”
Disse ai suoi discepoli: «È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. 2È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli ( Luca 17, 1-2)

(santodimauro)

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