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Gettonopoli? La pancia e la testa.

minatori copI soldi non bastano e gli sprechi sembrano un pugno nella pancia. I soldi non bastano, manca il lavoro, una dimensione di precarietà e di instabilità porta tanti all’insofferenza, a moti di rabbia. Ed i bersagli della rabbia sono di volta in volta i più vari.

La crisi di sistema (di valori ed economica) va vista, comunque, con un occhio il più possibile sereno per evitare, appunto, che la pancia prende il sopravvento sulla testa. Oggi il tema è quello relativo ai costi della politica, costi che ho sempre pensato siano importanti e fondamentali per il funzionamento della democrazia, ma loro importanza non può che essere misurata con i risultati raggiunti.

Acireale ad oggi può giustificare in termini di redditività dell’impegno un numero di oltre ottocento riunioni di commissioni consiliari? Queste ottocento sedute cosa hanno prodotto in termini di costruzione del bene comune? Sono domande a cui si può rispondere serenamente : poco o nulla.

Ma si è anche disposti a sentire tutte le voci coinvolte in questa storia definita dall’on. Foti “gettonopoli”. Tanti consiglieri coinvolti affermano che se è vero che alcuni verbali sono discutibili è anche vero che tanto lavoro è stato svolto bene e con impegno. Siamo d’accordo ed allora, i signori consiglieri, ci facciano sapere esattamente quali risultati per la collettività sono stati raggiunti grazie al lavoro di alcune commissioni consiliari; ci facciano sapere quale risultato ha prodotto (sempre per la collettività) la visita alla tombola per beneficienza a S. Camillo e ci facciano sapere perché mentre tanti volontari si sbattevano gratuitamente per liberare Acireale dai detriti della tromba d’aria del 5 novembre 2014, una commissione assisteva all’incontro con il presidente Crocetta apponendo una “crocetta”ad un ulteriore seduta di commissione?

Ma parlare delle commissioni e dei loro innumerevoli incontri, oggi, è come sparare sulla croce rossa. La legge permette tutto ciò e dimostrare che tante sedute sono state improduttive è un fatto strettamente legato alla libera interpretazione. Invece chiediamoci con quali motivazioni vengono eletti i consiglieri comunali, certamente non per scelte ideologiche e neanche per appartenenza. I consiglieri comunali sono scelti con le preferenze, sbarrando con una crocetta il nome nella scheda elettorale ed è questo un passaggio sociologico triste che la città sconta e paga in termini di efficienza e di capacità politiche. La preparazione politica è l’ultima cosa che viene richiesta ad un candidato consigliere al momento del voto, si va avanti per conoscenza, per amicizia, per parentela. Oltre seicento (di cui una parte enorme completamente priva di ogni argomentazione politica) si presentano al concorso elettorale nella speranza di ottenere un “contratto” con scadenza quinquennale. I consiglieri comunali (una parte di loro) non sono bravi, non sono all’altezza del compito a loro assegnato? La colpa è degli elettori che li hanno votati e il prezzo, però, lo paghiamo tutti.

Se una parte consistente dei cittadini è inconsapevole del significato del voto, se continua a chiedere favori e cortesie, se si continua a gestire il rapporto politico come un rapporto privato, allora i risultati non possono essere che pessimi e i frutti avvelenati sono la distruzione del concetto di comunità.

Abbiamo sentito di pavoni, di tombole, di bue e asinelli ma non abbiamo sentito una parola (ops sarebbe meglio dire una riunione di commissione) su argomenti come Terme, differenziata, lavoratori ipab, villa belvedere, muro di via Aquilia, crisi del commercio cittadino, inquinamento, mezzi di trasporto, qualità delle coste e dei borghi marini, il dolore e l’abbandono delle periferie.

Non sono indignato, non sono deluso…. non li ho votati.

(mAd)

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