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Gli acesi belli

largo-vecchio-cop-madOggi 11 maggio 2015 tanti acesi si sono ripresi il senso della bellezza con la loro presenza sotto il sole caldo che ha inondato il Largo Francesco Vecchio. La piĆ¹ grande piazza di Acireale, da oggi, prende il nome di un acese bravo, un acese onesto, un acese che ha saputo dire no alla mafia e per questo ha pagato il prezzo della vita. Gli acesi belli, sotto il sole, con la commozione, si sono incontrati tante volte in questa lunga maratona che ha portato al traguardo che si sperava: intitolare quello spazio, usufruito dai ragazzi e dai bambini acesi, ad un uomo che con la sua azione silenziosa deve essere da esempio alle future generazioni e a tutti noi. Quel luogo che abbiamo visto lercio, sporco, invaso da tendoni con tutta la peggiore mercanzia, oggi ĆØ diventato bello. La bellezza dei colori dei campetti che sono stati allestiti, la bellezza dei volti commossi e sorridenti, la bellezza della famiglia Vecchio, della dolce Francesca Ambrosoli, la bellezza nella determinazione di don Ciotti.

La bellezza dei luoghi, il ricordo e la memoria si sono fatti spazio tra le nuvole che spesso attanagliano Acireale, oggi la bellezza ha vinto sulla tristezza, sui veleni, sulle scomode negligenze. La bellezza di una giornata al sole per una cerimonia che Acireale attendeva da diversi anni. Francesco Vecchio non ha ancora ottenuto giustizia nei Tribunali, non ĆØ mai stato trovato il colpevole dellā€™assassinio ma sappiamo che oggi la famiglia Vecchio ha potuto ritrovare un profondissimo ricordo del padre e lā€™abbraccio degli acesi belli che hanno voluto che tutto ciĆ² accadesse.

Una bella giornata di storia per Acireale.

Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di unā€™arma contro la rassegnazione, la paura e lā€™omertĆ . Allā€™esistenza di orrendi palazzi sorti allā€™improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilitĆ , si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che ĆØ cosƬ, pare dover essere cosƬ da sempre e per sempre. ƈ per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perchĆ© in uomini e donne non si insinui piĆ¹ lā€™abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiositĆ  e lo stupore (Peppino Impastato)“.

(mAd)

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