Beppe Grillo ad Imola non mi stupisce per la piazza piena di attivisti e simpatizzanti ma per due momenti che considero fortemente innovativi nella narrazione politica italiana. Due passaggi dello speech di Grillo che restano nella storia politica italiana: utopia e lavoro.
Quando Grillo parla dell’altissimo significato e potenza del concetto utopico io non credevo alle mie orecchie, non ero convinto e mi chiedevo ma dove vuole arrivare? Poi cita Tommaso Campanella e la “Città del sole” ed allora si, ho capito bene. Grilo sta parlando del concetto utopico allo stesso modo di come farebbe un lebertario. L’utopia spinge gli uomini e il mondo a realizzare il sogno, spinge l’umanità a compiere un passo avanti, il concetto utopico espresso da Grillo, quindi, mi commuve perchè è la prima volta che un politico italiano si spinge fino alle soglie del libertarismo, si spinge oltre il concetto banale del consenso per andare nelle praterie del sogno. E’ un passaggio che spero tanti presenti in piazza hanno compreso anche se mi restano tanti dubbi sulla bontà dell’ascolto di Grillo proprio in riferimento all’elogio dell’utopia.
Il carattere dell’utopia anarchica di Bakunin si manifesta nel suo rigetto non solo di qualsiasi forma di organizzazione strutturata del movimento rivoluzionario. Prima ancora ritroviamo lo stesso concetto nelle analisi filosofiche di Proudhon. Mai visto nello scenario politico italiano un momento di così vistoso accostamento ai padri dell’anarchismo. Clamoroso ad Imola.
Altro momento che ho considerato di massima attenzione e di notevole forza innovativa e rivoluzionaria è stato quelo sul lavoro. Il lavoro non più visto, giustamente, come salvifico per l’uomo ma come vera e propria schiavitù. Una schiavitù regalata al sistema globale che non produce reddito per i lavoratori ma solo per le imprese che schiavizzano e riducono i tempi umani in catene legate intorno al palo del lavoro. Grilo ad Imola demolisce il concetto di lavoro così come inteso dal capitalismo e dal comunismo e lo degrada, lo riduce, lo demolisce. Il lavoro non è la liberazione dell’uomo ma la catena che lo rende schiavo e al servizio delle potenze economiche.
Sono due passaggi del breve discorso di Beppe Grillo che non so se avranno il potenziale per scuotere sufficientemente gli elettori, certamente Grillo di Imola è andato oltre l’aggressione al potere per spingersi verso il sogno di una società che tenta di realizzare l’utopia e la “città del sole”.
(mAd)