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Il consiglio comunale di giovedì 8 luglio

Il Consiglio Comunale di ieri sera, con il passaggio all’opposizione di n. 3 componenti del gruppo La città che vogliamo e la conseguente – momentanea? – perdita della maggioranza dell’amministrazione in carica, pone alcune domande che stimolano la nostra riflessione: com’è stato possibile per la granitica maggioranza pentastellata ridursi in minoranza? Che cosa non ha funzionato? Perché si chiude sul nascere il confronto in aula che ne era scaturito?

Facciamo un passo indietro e con esso una premessa: la rivendicazione di una identità diversa e migliore rispetto alla c.d. politica di professione, con i suoi costi elevati ed il relativo attaccamento alle poltrone, che ha caratterizzato l’ultima campagna elettorale per le elezioni cittadine, non si è tradotta, sin qui, in una capacità amministrativa di qualità.

Il boomerang di gettonopoli con l’assoluzione dei consiglieri allora inquisiti ed il conseguente pagamento dei costi a carico dei contribuenti e la perdita registrata con il Carnevale sono due esempi evidenti di difficoltà nella gestione del Comune.

Ma anche il tentativo, poi non riuscito, di legare l’aumento degli emolumenti assessoriali alle possibilità offerte da una legge di cui nessuno si ricordava, resta veramente indimenticabile.

Non basta, pian piano, ed è una cosa ancora maggiormente significativa, si è disgregato un gruppo! Dal primo presidente della fondazione del Carnevale, al primo e secondo vicesindaco, passando per l’ex Presidente del Consiglio comunale, è stato un continuum.

Nelle parole dei consiglieri della Città che vogliamo, è possibile leggere la delusione, lo stupore e la rabbia, per non essere stati presi nemmeno in considerazione: si parla di trovarsi di fronte ad un muro, di richieste di essere ascoltati, del fatto che la giunta (o parte di essa) deve anche ringraziare il lavoro fatto da loro “perché se oggi qualcuno sta seduto là, è anche grazie al lavoro fatto da noi e molti se lo dimenticano, forse li calpestano certe cose”. Si parla di confronto: “il confronto fra le parti è fondamentale. Chi fa politica e non fa confronto, ha finito”.

E’ dispiaciuto il consigliere Trovato. E, a mio avviso, ha ragione. Se faccio parte di un gruppo che condivide e sostiene un’esperienza amministrativa, e si libera un posto in giunta, non solo ho una legittima aspettativa di ascolto e confronto, ma posso chiedere correttamente di partecipare con funzioni gestionali dirette al progetto politico per cui ho lavorato. Quello che non c’è più. E non posso certamente essere calpestato.

E sempre in tema di confronto, ieri sera dobbiamo registrare la grave cesura del confronto che si stava sviluppando a partire dai temi introdotti dalla Città che vogliamo. Il nostro Presidente del Consiglio Comunale, ha ritenuto opportuno, chiudere la seduta dell’aula, di fatto impedendo che avvenisse il dibattito. Un confronto.

Si sono susseguite prese di posizione indignate sui social (vuoi vedere che anche sono luoghi di confronto?) che ne mettono in evidenza la gravità della decisione, cui non è mancata la risposta di assunzione di responsabilità.

Fatto sta che non siamo stati messi nella possibilità di cogliere interventi nella loro immediatezza e pertanto, ci dovremo accontentare, di una narrazione posticipata – magari al prossimo consiglio – a cui difficilmente potremo accostarci con fiducia. Abbiamo perso il momento giusto per sentire il Sindaco e la sua eventuale risposta ai consiglieri della Città che vogliamo, la Giunta, ed altri consiglieri.

E’ stata una decisione che è difficile da spiegare anche dal punto di vista educativo. Sfortunatamente oggi i nostri giovani sembrano distanti dalla politica intesa come una possibilità di modificare in meglio le nostre comunità, in questo caso però la loro distanza è un vantaggio. Altrimenti avremmo avuto bisogno di arrampicarci sugli specchi, per spiegare loro la seduta di ieri sera, per spiegare loro come si passa dalla necessità del confronto per chi fa politica, allo spostamento più in là dello stesso. Senza ricorrere ad esempi tratti da quella vecchia politica, che tutti vogliamo superare.

E’ di questo che dovremmo assumerci la responsabilità ed agire di conseguenza.

Nello Pomona

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