Nel governo Draghi, è previsto – ma senza portafoglio – un ministro per la disabilità che, al di là della persona e del partito da cui proviene, ha fatto discutere e ci sono anche prese di posizione abbastanza forti del mondo dell’associazionismo sull’opportunità della scelta effettuata. Si lamenta che così venga meno l’approccio corretto di mainstreaming sul tema, a vantaggio di politiche di settore, dedicate. In altre parole che ci sia il bisogno di ribadire l’esigenza di provvedimenti speciali per persone speciali, come con grande umanità sottolinea Iacopo Melio, quello di #vorreiprendereiltreno, con una bella lettera su Repubblica.
Sono d’accordo con le loro posizioni. Avere un ministro della disabilità è come certificare che c’è bisogno di rimarcare sempre i confini. Che abbiamo bisogno di politiche settoriali.
E’ come prendere per buono il fatto che abbiamo una consulta giovanile o della cultura senza persone con disabilità complesse dentro, ma aver previsto ad hoc una consulta per le disabilità. E’ come avere un obiettivo inclusivo e dimenticarsi che abbiamo fermate di mezzi pubblici in luoghi difficilmente accessibili alle persone in carrozzina. Nel nostro Comune, ad esempio, come ci arrivano da via Galatea al centro? Se l’è mai chiesto qualcuno? E’ come avere una zona trenta dove le persone in carrozzina non possono muoversi al pari di pedoni, bici, auto, ecc…
Avere un ministro per le disabilità è sottolineare che ci vuole sempre qualcosa, qualcuno che ci ricordi i bisogni delle persone. Che se la smazzi lui! Del resto è molto più semplice delegare a qualcuno senza fare lo sforzo di migliorare le proprie competenze per comprendere le esigenze di chi è più fragile, vulnerabile e andargli incontro.
Da domani sarà ancora più facile realizzare parchi giochi inclusivi, piuttosto che avere un’ottica inclusiva che combatta davvero le etichette. Del resto sono bellissimi, attirano le simpatie di tutti noi ed in fondo ci vuole poco per farli: qualche migliaio di euro a disposizione in bilancio, l’individuazione di una location e la disponibilità a qualche foto per la stampa.
Evviva l’inclusione.
Nello Pomona