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Il Monumento all’Emigrazione in una Città che Emigra

E’ stata accreditata la donazione che il Cav. Marano ha lasciato nel proprio testamento alla Città di Acireale e suddivisa tra la Basilica di S. Sebastiano e la Fondazione Bellini.

Il cavaliere Mario A. Marano, acese emigrato negli Stati Uniti da oltre 50 anni, al momento della sua morte avvenuta in New Jersey, ha donato ad Acireale 280mila dollari. Tra le volontà messe nero su bianco nel testamento, pervenuto al sindaco Roberto Barbagallo, si legge che 150 mila dollari sono destinati alla Fondazione Teatro Bellini, 100 mila dollari alla realizzazione di un’opera simbolo dell’emigrazione; 30 mila dollari alla Basilica di San Sebastiano.

Come approfondito da Fancity Acireale nel 2017

https://www.facebook.com/groups/fancityoriginal/permalink/827116467462888/

Il Cav. Marano, emigrante illustre della nostra città ha ricevuto dall’allora Sindaco Barbagallo la cittadinanza onoraria con la seguente motivazione:

Per il sentimento di orgoglio e di appartenenza alle sue radici e l’affetto che ha custodito verso Acireale, dopo tantissimi anni di lontananza dalla Città, costruendo con grande successo, prestigio e straordinari meriti la propria carriera professionale attraverso la quale ha implementato scambi culturali tra la Sicilia e lo Stato del New Jersey, gli USA e non solo, promuovendo e divulgando le tradizioni, gli usi, i costumi e la storia della nostra Città, le bellezze del nostro territorio e della sua gente, favorendo proficui scambi culturali e turistici tra le due comunità. Per tali motivazioni ha ricevuto numerosi riconoscimenti, venendo insignito quale Ambasciatore della cultura siciliana nel mondo, prestigioso riconoscimento che sottolinea il forte vincolo tra la nostra nazione, il territorio e l’estero. La Città di Acireale, riconoscente, gli rende omaggio, orgogliosa dell’affermazione di un suo figlio nel mondo”.

La donazione però non è direttamente rivolta alla Citta di Acireale, bensì suddivisa in tre parti, 30.000$ alla Basilica di San Sebastiano e quindi direttamente gestiti dalla Curia per gli usi che riterrà più opportuni, 150.000$ alla Fondazione Bellini che ha nel suo patrimonio i due teatri cittadini entrambi chiusi e 100.000$ per la realizzazione di un monumento all’emigrazione.

Con il massimo rispetto per le scelte che un illustre cittadino acese ha deciso di compiere con la propria volontà testamentaria, mi soffermo esclusivamente sull’ultimo punto, e lo faccio da semplice cittadino e senza alcuna vena polemica in assenza di dietrologie di sorta.

I monumenti sono testimonianze di periodi che le società nel loro complesso hanno vissuto e per le quali è opportuno creare memoria, spesso si tratta di vicende dolorose per le quali la testimonianza concreta per le nuove generazioni si concretizza in un simbolo che genera, a seconda dei casi, un sentimento di memoria, di rispetto o un semplice ricordo di un momento passato.

Nel caso dell’emigrazione siamo invece al cospetto di un fenomeno in piena attività e che riguarda la vita di decine di migliaia di giovani, a cui dopo aver chiesto di studiare con enormi sacrifici delle loro famiglie, non siamo stati in grado di offrire un’opportunità per vivere in questa città.

L’anticipazione del rapporto Svimez , l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, l’organismo che dal 1946 è il pensatoio e il punto di osservazione privilegiato sulle regioni meridionali del nostro Paese sull’emigrazione al sud, descrive uno scenario drammatico, in cui il sud è bloccato tra “lo spettro di una nuova recessione” e una crescente emigrazione divenuta, questa sì, un “vera emergenza”.

Le previsioni per l’anno in corso misurano in negativo il Prodotto interno lordo delle regioni meridionali: -0,3%, a fronte di un +0,3% del Centro-Nord. Crescita sotto zero, insomma, torna ad allargarsi la forbice con le altre regioni, che pure procedono con fatica rispetto al tasso di sviluppo dell’Unione europea. Così il Mezzogiorno si trova a subire un “doppio divario”, quello dell’Italia rispetto al complesso della Ue e quello del Sud rispetto al Centro-Nord. Qualche segnale più incoraggiante sempre in termini assai fragili lo riservano le previsioni per il 2020, ma bisognerà vedere che cosa accadrà di qui ad allora.

 Osservando i dati, del rapporto «Italiani nel mondo» della Fondazione “Migrantes”, organismo della Cei che si occupa del fenomeno delle migrazioni, leggiamo che è la provincia di Agrigento a dominare la classifica dell’emigrazione, che al primo gennaio di quest’anno erano, appunto, 154.979 gli iscritti all’Aire, nel 2012 erano invece 144.946.

Dopo l’Agrigentino, a livello siciliano, seguono Catania con un totale di 123.367 emigrati e Palermo con 121.741 iscritti all’Aire. La provincia siciliana con minore emigrazione è, invece, Ragusa con 29.645 iscritti all’Aire.

Si tratta di numeri incredibili, intere città che si spopolano con enormi conseguenze per i rapporti sociali, per le relazioni familiari e per l’economia delle regioni del Sud.

Da cittadino, nel pieno rispetto delle volontà del Cav. Marano, l’idea di avere nella nostra città dolente, un monumento all’emigrazione, mi sembra semplicemente inopportuno, se abbiamo bisogno di avere una testimonianza tangibile del fenomeno, credo sia sufficiente recarsi ad una stazione degli autobus di lunga percorrenza alle 4 del mattino, per osservare direttamente cosa sia oggi l’emigrazione in una terra in cui la politica scellerata degli ultimi cinquant’anni, ha condannato decine di migliaia di giovani ad un futuro lontano dai propri cari e dalle proprie origini.

Dove andrebbe collocato questo monumento, davanti al centro per l’impiego, in cui la gente bivacca la notte per timbrare un documento scaricato da internet che certifichi che sta cercando lavoro? Oppure davanti ad un istituto scolastico in cui spieghiamo ai nostri studenti che devono studiare per poter poi trovare un lavoro e farsi una vita?

Non saprei, io credo che questa città in cui manca quasi tutto, l’esigenza di avere un monumento dell’emigrazione sia l’ultima delle priorità, ed a tutti quelli che stanno per scrivere che le volontà si rispettano senza se e senza ma, chiederei se accetterebbero anche il monumento alla minigonna voluto da un’ipotetica nipote di Mary Quant, da collocare, questo si, in posizione centrale.

Fabio D’Agata

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