Il Sindaco ca non avi abbentu…

IL SINDACO ca non avi abbento…

Si dormiva beatamente
nella città si poltriva
non si pensava minimamente
com’è che ci finiva.
Un giovinotto forte e piacente
da Aciplatani è arrivato
ha sconvolto tempo un niente
un popolo appisolato.
Si tuffa in mare anche col gelo
il basalto è fotografato
due colpi di zappa dati con zelo
ecco l’albero subito piantato.
Dal palazzetto con fascia scende
bacia i bimbi nella piazza
poi il raptus gli prende
pulisce a terra con la ramazza.
Il Catalano più non ragiona
dal gabinetto vuole scappare
piange e rivuole la sua poltrona
nel placido ufficio elettorale.
Per la bella Licia è sempre vigilia
ogni minuto una comunicazione
preferirebbe tornare alla Sicilia
a cacciare mosche in redazione,
il povero Sandrino era in banca imboscato
non ride ed il suo umore è nero
ora si sente uno sventurato
costretto a lavorare per davvero,
il grande Salvo quello barbuto
detto da tutti l’uomo importante
deve studiare ogni minuto
come trovare denaro contante,
Il Robertino tutto contento
con la sua fascia tricolore
inaugurando il monumento
pensa a dove piantare un fiore,
ne sperimenta una ogni ora,
una novita ogni mattina
meno male che fino ad ora
risolve tutto Turi Messina,
ogni tre ore un nastro tagliato
un filmato per i ragazzini
il matrimonio è celebrato
poi va ad aiutare i netturbini,
va a piano d’Api per controllare
passa a Pennisi per constatazione
poi va nelle frazioni di mare
e abbraccia e bacia la popolazione.
Una mattina è andato a Torino
con Jeans maglietta e giubotto
dicendo che al posto del fungo porcino
si mette il trunzo dentro al risotto.
Dai norvegesi fabbri sapienti
di Aci le glorie ha raccontato
delle fucine di dei potenti
che l’acqua di ferro ci han regalato.
Non c’è più pace ad Acireale
lui corre e la città dietro gli va
aspettando ogni minuto
di sapere qual’è la novità.