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Il Valore Della Pace


La recente messa a norma della pista ciclabile di Corso Italia, ha riacceso il dibattito in citta e scatenato le polemiche tra i sostenitori ed i contrari.
Spesso si accorda ai social un valore irrisorio, snobbandoli quanto ti si rivoltano contro ed accreditandoli quando si esprimono a favore di una parte o dell’altra, di solito sopravvalutandone il responso o
screditandoli in base alla convenienza del momento, i più attenti li differenziano, correttamente , dai media che fanno informazione ma che spesso proprio dai social traggono
gli spunti per farla l’informazione, anche perché manca in genere una cultura del giornalismo d’inchiesta, scomodo e poco funzionale agli interessi di chi lo persegue.

Eppure questi social sono adulati ed utilizzati da tutti, politici in primis, che sull’emozione della piazza virtuale costruiscono le proprie carriere politiche affidando ai twitt ed ai post

Il futuro delle campagne elettorali o la semplice comunicazione istituzionale.
Chi li conosce, e li sa usare, sa che la vera potenzialità di un social è quella di percepire ed esaltare il “sentiment” di una comunità, ovvero il grado di affezione o disaffezione verso un tema , un soggetto, una persona, un partito.
Nonostante la naturale repulsione dei puristi della comunicazione per un mezzo spesso troppo pericoloso e manipolabile, oggi nessuna campagna pubblicitaria, nessuna comunicazione di massa può fare a meno di una comunicazione tramite social
che richiede competenza e preparazione.

Vi annoio con queste chiacchiere, perché quello che sta succedendo con l’introduzione dei cordoli in Corso Italia è un messaggio che un’Amministrazione attenta dovrebbe cogliere, decine di persone poco frequenti sui gruppi, si sono rincorse in una girandola di commenti e opinioni come non si vedeva dai tempi della riapertura della piazza Duomo e delle vicende pro o contro Ztl.
Il mio parere in merito è che si è bruciata l’ennesima buona occasione per realizzare qualcosa di utile e di necessario, attraverso una scelta improvvisata e parziale, realizzando un’infrastruttura che potrebbe generare vivibilità senza spiegarla e soprattutto senza completarla.
Un viadotto incompiuto è il panorama comune a tantissime città italiane, che ha alimentato la disaffezione dei cittadini per le opere pubbliche e per la politica, alimentando l’odio verso la “casta”, utilizzato da molti per costruire le proprie carriere politiche.
Quella che è andata in scena ad Acireale è la nascita di un’incompleta, non uso il termine incompiuta perché nel PUM quest’opera esiste e , probabilmente, sarà realizzata.
Ma le tempistiche sono fondamentali per fare comprendere ed apprezzare una novità in una realtà conservatrice come Acireale.
Se l’opera fosse stata comunicata e realizzata per intero, dopo qualche giorno sarebbero comparsi i ciclisti, magari i figli ed i nipoti di quelli che oggi scrivono contro, questi figli e nipoti, avrebbero poi spiegato ai loro parenti che si risparmia tempo a muoversi in bici, ed avrebbero trascinato altri frequentatori anche occasionali.
La ciclabilità è fatta di infrastruttura, di comunicazione e di cultura, in questo triste episodio sono mancate tutte e tre, queste componenti.
Un’altra occasione sprecata.

Fabio D’Agata


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