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IPAB OASI CRISTO RE, i lavoratori allo stremo. 17 mesi senza stipendio.

ipab

Diciasette mesi senza stipendi, dichiasette mesi di lavoro non pagato. Diciasette mesi di assistenza agli anziani, ai minori immigrati, Diciasette mesi di stenti, di promesse, diciasette mesi di vergogna e di tristezza.

I lavoratori dell’Ipab Oasi Cristo Re non possono più continuare a sopportare una situazione che si protrae da troppo tempo. Una questione che drammaticamente ci ricorda sempre la stessa dinamica del fallimento dei servizi pubblici, il fallimento di una politica che prima genera aspettative e poi dismette con la logica del logoramento, sel silenzio, del far passare il tempo senza dare segnali di qualsiasi tipo. Una politica sorda ai bisogni della gente e dei lavoratori e che non sa riconoscere tra le strutture che operano realmente nel territorio e i tanti Enti mangiasoldi e inutili.

In questa vicenda le promesse e le dichiarazioni del presidente della Regione Crocetta sono state troppe e tutte senza risultati concreti. Un balletto di dichiarazioni inconsistenti che si sono sommati a quelli dei politici locali. Parole senza concretezza, finto impegno e mancanza di rispetto per tante famiglie che, oggi, non sono più in grado di tirare avanti. Asp, Regione Sicilia, Comuni interessati (Acireale, Aci Catena, Catania) tutti “morosi” nei confronti dei lavoratori dell’IPAB Oasi Cristo Re,

Così, assistiamo ad uno spaccato della politica siciliana che è il simbolo della cattima amministrazione della cosa pubblica. Chi lavora non viene pagato, una struttura che assiste ed accoglie rimane isolata e dimenticata mentre altri Ipab, perfettamente inutili, sono ancora commissariati e latenti.

Come accade spesso dalle nostre parti una classe dirigente incapace ed inefficiente inchioda alla povertà dozzine di famiglie e non si preoccupa minimamente della vita e della sopravvivenza dei lavoratori. Ormai la cosa più importante per tanti onorevoli ARS e rimanere ancora un poco dentro l’aula di Palazzo dei Normanni, per perseguire la loro spesso inutile attività e continuare felicemente e colpevolmente ad ignorare i bisogni della gente che lavora.

(mAd)