Fancity Acireale

La festa sulle macerie di una città in ginocchio

carnevale-estivo-2015-copAd Acireale quando finirà l’era dell’illisionismo potremmo tutti tirare un sospiro di sollievo, perchè gli anni che ci troviamo a vicere devono, invece, essere dedicati alla conquista degli indici di vivibilità. Il carnevale, la 1/2 notte dei bambini e i concerti a piazza Duomo, operazioni buone altre discutibili, in ogni caso non sono altro che la spia che si accende nel cruscotto di un auto che arranca e che ha percorso alcune centinaia di migliaia di chilometri senza alcuna manutenzione.

In giro per la città, con il caldo, camminando tra le macerie, camminando accanto a tanti volti tristi tanto da far sembrare giovani e festosi anche i mascheroni barocchi. Dal centro alla periferia è un caos di automobili impazzite, per le vie del centro le stupende opere in cartapesta sono li a testimoniare come la tradizione da sola non basta, stanno a li a documentare le ferite di tanti cittadini che non hanno pù la voglia di far festa.

Ci spostiamo da un capo all’altro del centro, il silenzio avvolge i luoghi e la voce dello speaker sembra un’offesa, il miraggio nel deserto, la cecità totale, il reoconto di una storia che non c’è. Poi l’opera dei pupi all’Arena Eden, facendo slalom tra i cumuli di erbacce, tra i rifiuti mentre Galatea piange il pastorello morto e seppellito dalla politica dei “rizzettari”.

Intanto la spia nel cruscotto smette di lampeggiare, ora è rosso fisso. Le automobili strombazzano, gli uomini a testa bassa, giriamo per “Beirut” e la forza del carnevale affoga nell’afa, la forza del circo, la forza della maestria dei carristi diventa una provocazione, una minaccia: Acireale affoga nel degrado, tra le mille promesse, una terra vista come luogo di conquista da dirigenti politici che per mezzo secolo hanno governato la clientela, hanno regolato i flussi delle richieste, hanno gestito il bisogno come ricavo elettorale.

Oggi i nodi sono arrivati al pettine, la squadra dei “rivoluzionari della normalità” deve capire che il tempo dello “sbiancamento” è finito e sotto il lifting riemergono prepotentemente le cicatrici di un passato recente che deve essere cancellato e non restaurato. Poi il concerto e la festa continua mentre nelle periferie si muore in silenzio, mentre un poco più in la, nelle frazioni, negli angoli della città  il disservizio è padrone degli spazi… ed ancora alcuni urlano vivibilità e trovano sempre le stesse formule e le stesse disattenzioni.

(mAd)