Vivaci a S. Maria la Scala è stato un segno, il termometro dell’arretratezza della cultura amministrativa acese. Santa Maria la Scala martoriata tutta l’estate con l’afflusso veicolare, vessata dal parcheggio abusivo, zeppa di lamiere e di stress poteva essere altro, poteva essere flusso continuo di vivibilità e di bellezza. Così non è stato ad eccezione della bella serata di Vivaci organizzata proprio nello splendido borgo marinaro acese. Blocco del transito veicolare per S. Maria la Scala, navetta a disposizione a fare da spola da piazza Indirizzo giù fino a “Scala”. Giusto, ottima scelta, unica scelta possibile e civile.
Ma cosa racconta vivaci a S. Maria la Scala? Racconta di un potenziale non espresso, racconta di come si è incapaci, per mancanza di coraggio e di visione, di procedere nella giusta direzione per dare respiro alla microeconomia acese, racconta che la vivibilità produce allegria e voglia di stare insieme, racconta che la città e le sue frazioni più attraenti sono splendide senza traffico veicolare e racconta che una navetta è il modo corretto per spostarsi in città.
Eppure, togliendo l’eccezionalità di vivaci a S. Maria la Scala, la nostra città e chi la guida non riesce ancora a trovare il coraggio, la capacità e forse anche l’interesse per comprendere che chiudere al traffico veicolare è la strada per il risveglio cittadino, per il risveglio economico, per promuovere qualità della vita senza lo stress dell’autovettura, del parcheggio, delle multe. Vivaci, di fatto, è stato la cartina al tornasole, la prova del nove, che Acireale è lenta nelle decisioni, pavida nei cambiamenti, sonnolenta nei progressi in tema di civiltà urbana.
Il sindaco in navetta è un fatto storico? Si lo è ed è proprio questa la sconfitta, la delusione e la tristezza. Rendersi conto che una navetta e una chiusura al traffico diventa un fatto straordinario mentre per tantissimi Comuni italiani e tutte le città e cittadine europee hanno gia da decenni consolidato questa pratica.
Vivaci a S. Maria la Scala ci dice due cose. La prima che siamo davvero indietro per il raggiungimento di adeguati indici di vivibilità, la seconda che la città è pronta per receperire il cambiamento tanto sbandierato in campagna elettorale. Come capita spesso dal basso si è gia acquisito il concetto di vivibilità ma dall’alto ancora si tentenna e si rimane incollati a vecchie liturgie amministrative di compromesso che sanno tanto di squallida minestra rancida.
(mAd)