venerdì, Marzo 29, 2024
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LA PASTA NCASCIATA DI MIA MAMMA, A FERRAGOSTO

Tornando indietro negli anni, mi ricordo di una famiglia felice formata da una madre un padre e sei bambini. Ah, dimenticavo, c’era pure la nonna. Mi ricordo che la vigilia di ferragosto la mamma, quando i figli erano tutti a letto, iniziava a lavorare perché l’indomani si doveva andare al mare. Quindi si metteva in cucina e cominciava a preparare le famose pietanze che dovevano sfamare un’intera famiglia: a questa se ne univano altre, quindi cognati, cognate e nipoti. Non vi dico cosa preparava… Giustamente si andava al mare quindi piatti leggeri: la pasta al forno ncasciata, insalata di riso, le famosissime cotolette, la parmigiana. Certo, poi un pò di caponatina, chi fa non ci vuleva? E allora pure quella. Sistemato e ordinato tutto, quando finiva, in piena notte, andava a letto distrutta.

La mattina, poi, sveglia prestissimo. E qui iniziava il compito del padre: sistemare tutto questo ben di Dio nella famosa Fiat 124 verde bottiglia. Tutto sistemato a compressione perché ci dovevano entrare, oltre al cibo, l’ombrellone, il tavolinetto apri e chiudi compreso di sedie, la base dell’ombrellone di ferro massiccio a forma di stella, il frigorifero per le bibite, le sedie sdraio per la mamma e per la nonna, i piatti, i bicchieri, salvagenti, braccioli, pinne e occhiali. Dopo circa due ore l’auto era sistemata. U muluni s’accattava pi strada.

Intanto si svegliavano tutti i bambini. Senza neanche andare a fare pipì e senza neanche lavarsi la faccia indossavano il costume e cominciavano ad entrare in macchina. 1, 2, 3, 4, 5, e 6. Ah! Ancora c’era la nonna! Non chiedetemi dove la mettevano perché non lo so! Comunque, spingi di qua e spingi di là, ammuttuni e a ruzzuluni entrava pure lei. Intanto che aspettavano che entrasse pure la
mamma in macchina, i bambini, già tutti aggnutticati, si tiravano i capelli, si tumbuliavano, si muzzicaunu, insomma si pistaunu perché erano stretti e ognuno voleva più spazio. Alle 10 circa, finalmente, la mamma entrava in macchina e partivano, direzione Fondachello. Il padre metteva in moto la macchina che per la pesantezza che aveva dietro nel bagagliaio ittava schigghi e si afflosciava sulle ruote di dietro cominciando a camminare impennata tutta in avanti.

Povera macchina… se avesse potuto parlare! Si facevano chilometri e chilometri di fila. Il padre, felice di quella affollata famiglia, cominciava a cantare “Luglio, col bene che ti voglio vedrai no finirà… aiaiiiaaa…”. I figli non capirono mai perché cantasse “Luglio” ad agosto, forse perché conosceva solo quella.

A mezzogiorno arrivavano al mare. Appena trovato il posto per la macchina si aprivano gli sportelli di dietro e si vedevano picciriddi aggnutticati ca sgriddaunu come tante lepri perché finalmente liberi. Cu scappava a destra e cu a sinistra. La madre cominciava subito a sbraitare: “Fermiii! Non ti ittari a mari! Acchiappulu! Pigghilu!”. Insomma, iniziava così il ferragosto di questa bella famiglia. I bambini, arrivati in spiaggia, erano già tutti in acqua. Il compito più arduo toccava al padre: scaricare la macchina dal materiale che c’era nel bagagliaio. Uno, due, tre, quattro, dieci, venti, cinquanta viaggi avanti e indietro dal posteggio fino alla spiaggia per portare tutta la roba.
All’ultimo viaggio le parole famose del padre guardando la moglie. “Fù e non sarà mai più , va bene?!” La moglie annuiva per farlo contento. Poi c’era u muluni da mettere al fresco, altra grande fatica, poi sistemare gli ombrelloni che cadevano ogni volta che c’era un filo di vento…

Verso le due, le famiglie riunite si preparavano per il pranzo. E chi c’eraaaaaa! Di tutto e di più. I bambini chiedevano, mentre mangiavano, quando potevano farsi il bagno. Subito la madre: “U bagnu? Ora? Appoi vessu i sei!”. E lì iniziava la musica: cu chiangeva, cu si scippava perché volevano andare in acqua.

Piano, piano, fregavano la madre. Prima entrando un piede in acqua, poi l’altro, poi si sedevano sulla riva bagnandosi tutti e poi senza farsi accorgere si tuffavano. Lei, quando se ne accorgeva, chiamava subito il marito: “Si ittaruuuuu! Ora si ci blocca a digestione! Pigghili! Tirili di capiddiiii!” Il padre, ormai distrutto da una giornata faticosa, neanche l’ascoltava e allora lei si tirava su e cominciava a fare la sentinella in riva al mare messa all’impiedi chi manu o sciancu e teneva d’occhio tutti i pargoli.

I bambini, felici dentro l’acqua, sguazzavano fino a sera, fino a diventare con le labbra nere. Uscivano dopo ore e ore di minacce da parte della madre che stava lì tutto il pomeriggio a dire “nesciii! Mi ni staiu iennu, vidi ca ti lassu ccà! Vidi ca si vegnu ddocu ti scippu tutti i capiddi!”.
Alla fine, verso sera, quando il padre aveva già ricaricato la macchina e risistemato frigorifero, ombrellone e via dicendo, i bambini uscivano dall’acqua, tutti niuri e arappati e neanche il tempo di asciugarsi si rimettevano in fila indiana, per prendere posto nella famosa 124 che per ore era stata a riposo e chissà quanto era felice di riempirsi nuovamente di marmocchi.

Il ritorno a casa era molto bello. La macchina camminava sempre impennata, i bambini sonnecchiavano uno sopra l’altro, la nonna russava e credo che quello fosse il momento più bello per il marito e la moglie. Finalmente si potevano rilassare, il padre guidando e la madre sognando ad
occhi aperti. Sogni fatti di cose semplici. I sogni di una famiglia sicuramente molto rumorosa ma essenzialmente felice e serena dove si volevano bene tutti e dove ci si accontentava di poco. ( Brano tratto dal libro “Na scinnuta du Sabbaturi”

Buongiorno liberi navigatori.

In questa occasione del ferragosto vi proponiamo la “PASTA NCASCIATA DI FERRAGOSTO” che preparava mia madre, la notte prima del giorno di festa, insieme a tutte le altre pietanze. Giustamente con 40° una bella porzione di questa pasta leggerissima, era molto indicata oltre a tutto il resto ma credo, che nonostante le quantità esagerate e nonostante la semplicità delle persone di cui eravamo circondati, in uno di quei meravigliosi ferragosto, io, ci ritornerei, un salto indietro nel tempo anche solo per un ora per poter riassaporare il gusto della felicita nel vedere tutta la mia famiglia riunita al gran completo. Quella felicità fatta di piccole cose e di piccole attenzioni e di cui da troppo tempo non ne sento più il sapore.

INGREDIENTI PER IL RAGÙ (PER 8 PERSONE)

5 Cipollette fresche

3 Carota

Sedano qb

800 gr Carne tritata di vitello

2 Conf. di passata di pomodoro

2 cucchiaini di concentrato di pomodoro

1 bicchiere vino bianco

Olio di oliva extravergine

Sale qb

(A piacere si possono aggiungere al ragù pure i piselli)

INGREDIENTI PER LA PASTA

800 gr pasta Rigatoni

2 melanzane ovali nere

250 gr Caciocavallo fresco

100 gr Parmigiano

5 Uova fresche

Olio di semi extra vergine di oliva per friggere le melanzane.

(A piacere si può aggiungere oltre al caciocavallo, pure la mozzarella e tanti altri ingredienti seguendo il vostro gusto)

PREPARAZIONE

Come prima cosa preparate il ragù, perché deve cuocere a fuoco lento per un paio d’ore, potete prepararlo anche il giorno prima. Il RAGU’: In una pentola a bordi alti versate l’olio di oliva, tritate le cipollette, la carota e il sedano e soffriggete il misto per un paio di minuti a fuoco dolce. Aggiungete quindi la carne macinata e rosolatela insieme al trito a fuoco vivace mescolando finchè la carne non abbia cambiato colore serviranno un paio di minuti.
Salate e sfumate con il vino. Lasciate evaporare un paio di minuti e quindi aggiungete la passata di pomodoro, coprite e lasciate cuocere a fuoco basso per un paio d’ore. Quasi a fine cottura aggiungete il concentrato di pomodoro e mescolate.

Mentre il ragù cuoce e s’insaporisce per bene con gli odori, preparate le melanzane. Tagliatele per la lunghezza a fette sottili e mettetele a strati in uno scolapasta cospargendole con il sale, perderanno l’acqua di vegetazione e durante la frittura assorbiranno meno olio.

Adesso lavate le melanzane sotto l’acqua corrente e con carta da cucina tamponatele fino ad asciugarle completamente.
Ora friggetele in una padella grande e antiaderente con olio di oliva caldo.

Disponetele poi su carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso. Cominciate a prepare tutto l’occorente per preparare la pasta incasciata, quindi tagliate il caciocavallo fresco a dadini , sbucciate le uova che in un pentolino precedentemente avete fatto bollire e diventare sode e dopo averle fatte raffreddare tagliatele a rondelle.

A questo punto fate cuocere i rigatoni in acqua leggermente salata. Scolateli a metà cottura versateli in una ciotola capiente e conditeli con un mestolo di ragù.

Versate un mestolo di ragù sul fondo di una teglia di acciaio alta e livellate. Aggiungete uno strato di pasta, livellate e sistemate sopra uno strato di melanzane, il caciocavallo a cubetti e le uova sode a rondelle, ricoprite con abbondante ragù e una spolverata dfi parmigiano grattugiato .

Passate allo strato successivo versando la rimanente pasta, livellate e aggiungete le melanzane, altro caciocavallo a cubetti, le uova, tutto il rimanente ragù e il parmigiano rimanente. Infornate in forno preriscaldato a 180 °C per circa 20 minuti.

Gli ultimi 4/5 minuti di cottura impostate la funzione del forno su modalità grill che le formerà in superficie una crosticina molto golosa ed invitante. (Foto Web)

Buon appetito e buon Ferragosto da

( Panza e Prisenza)

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