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La povertà educativa e la sfida che pone alle nostre collettività.

Nel suo 54° Rapporto annuale sulla situazione sociale del nostro Paese, il Censis fotografa la situazione italiana al 2020 – “L’Anno della Paura Nera” è il titolo del capitolo iniziale – con l’immagine di “una ruota quadrata che non gira”. Nel Paese si fa dunque una fatica enorme e lo sforzo comporta tentennamenti e cadute. E diventa sempre più evidente la frattura tra coloro che sperimentano un buon grado di tutela della propria condizione economica e coloro che invece arrancano. Tra garantiti e non garantiti, come li definisce il rapporto.

A ciò occorre aggiungere il dato tradizionale della povertà nel paese che viene ben fotografato dalla Caritas Italiana che in occasione della giornata mondiale di contrasto alla povertà (il 17 ottobre) pubblica il Rapporto 2020 su Povertà ed esclusione sociale.

E’ un’analisi degli effetti che la Pandemia ha sull’economia e la società italiana. Basta solo prendere a prestito il dato che nei Centri di Ascolto delle Caritas costruiscono da sempre: quello dei “nuovi poveri” passati nel 2020 dal 31% al 45%. Quasi la metà di coloro che chiedono aiuto è rappresentata da chi lo fa per la prima volta.

Il rapporto Caritas evidenzia come fanno maggiore fatica le famiglie del Mezzogiorno, le famiglie con 5 o più componenti, le famiglie con figli minori e quelle di stranieri.

E’ appena il caso di sottolineare che la condizione di fragilità economica dei genitori si ripercuote sui figli. Ancora molto alto è, secondo il Rapporto, il peso della povertà tra i minori (11,4%), per un totale in valore assoluto di oltre 1,1 milioni bambini e ragazzi in stato di povertà.

E purtroppo la condizione economica è l’origine di quella che viene definita povertà educativa: non tutti sono nella condizione di godere dei livelli essenziali di un insieme di beni primari necessari al proprio sviluppo personale e alla conseguente inclusione sociale.

Save the children esprime il concetto di povertà educativa come “privazione da parte dei bambini e degli adolescenti della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare e far fiorire liberamente capacità, talenti e aspirazioni”. Per chi è interessato c’è anche qui un loro bellissimo rapporto “Sconfiggere la povertà educativa in Europa – fino all’ultimo bambino” che può essere facilmente reperito sul web.

Dobbiamo alle fondazioni di origine bancaria riunite in associazione (Acri – Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio) lo stimolo al Terzo settore ed al Governo per l’istituzione di un fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile.

Consapevoli della difficoltà di aumentare le opportunità di fruizione di processi educativi qualificati da parte dei minori svantaggiati per condizioni economiche, sociali o psico-fisiche e rompere il circolo vizioso della povertà educativa che è causa e conseguenza della povertà materiale, le fondazioni hanno posto le basi per interventi innovativi che si spera i nostri territori siano in grado di cogliere:

  • spendendo oculatamente ogni centesimo delle cifre del PON Inclusione messe a loro disposizione;
  • realizzando progettazioni inclusive a favore di bambini e ragazzi, specie nei contesti di maggiori fragilità;
  • promuovendo l’amministrazione condivisa dei beni comuni che riescano a generare relazioni e percorsi di comunità, anche dal punto di vista economico.

Nello Pomona

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