Piazza Duomo chiusa al traffico veicolare sembra un obiettivo condiviso dall’amministrazione cittadina. La divisione con il gruppo di cittadini che si è riunito domenica scorsa per chiedere PIAZZA DUOMO LIBERA è sembrata prevalentemente legata alla realizzazione di una programmazione (e di una conseguente visione della città) che comporta alcuni passaggi, i celeberrimi step, senza i quali non si raggiungerebbe l’obiettivo desiderato nel modo ritenuto consono da chi ci amministra, rispetto al pensiero di quelli che considerano una ferita l’aver riaperto in soli 10 giorni la nostra bella Piazza.
Il fatto che l’assessore Grasso non abbia ritenuto di dover fornire una tempistica che gli è stata richiesta più volte a gran voce, ha deluso parecchi che pur hanno apprezzato la presenza al confronto dell’assessore. Proviamo a capire perché.
Innanzitutto il PGTU sembra simile ad un atto amministrativo che chiunque abbia competenze in materia può tranquillamente scrivere. Ma non è la predisposizione di un programma di interventi.
E’ una pianificazione in cui ci sono scritte tante cose, che ha durata biennale, e che non impegna l’amministrazione a farle tutte. Ma solo quelle che può fare e/o che sceglie di realizzare. Un documento a metà strada tra un libro di desiderata, ed una pianificazione di interventi applicabili alla città affrontata senza scendere nei dettagli concreti.
Questi ultimi infatti richiederebbero non solo l’indicazione della tempistica chiesta ma, soprattutto, quella dei fondi cui si attinge per realizzarli.
Cioè il PGTU non risponde alla domanda: cosa facciamo in due anni, con quale progressione temporale e con quali fondi.
Voi direte, ma se il Piano attende il via libera VAS dalla commissione regionale, come possiamo avere una tempistica? Un esempio può essere il seguente: a partire dalla data di ottenimento del parere della commissione in tre mesi lo portiamo in Consiglio Comunale; in 5 mesi facciamo ad es. la zona 30 in via Vittorio Emanuele, in 7 mesi sarà acquistato con i fondi provenienti da x, lo strumento y e così via.
Questa è una programmazione di dettaglio. Una scelta coraggiosa che mette il cittadino in condizioni di valutare con consapevolezza l’operato dell’amministrazione perché permette di valutarne l’efficacia e l’efficienza. E ciò vale per il PGTU, per il CCR, per il Piano di Zona, ecc.
Senza di questa avremo solo enunciati, cui siamo ormai sin troppo abituati, buoni per un programma elettorale forse ma non per la crescita della nostra comunità territoriale. Enunciati che sembrano aderire al pensiero di Francois de La Rochefoucauld secondo il quale noi promettiamo secondo i nostri desideri e manteniamo secondo le nostre possibilità: che sarebbe anche una cosa buona, se indicassimo almeno le possibilità.
Qualcuno in Piazza Duomo, domenica sera, sosteneva che le scelte legate alla viabilità incidono negativamente sui legami comunitari, nel senso cioè di sfilacciarli ulteriormente.
Magari non è esattamente così, tuttavia non aiuta certamente in tal senso la scelta di cancellare una piccola grande conquista che si dava ormai per acquisita, pensando che termini come “continuità amministrativa” avessero un senso non solo per portare a compimento opere già predisposte e finanziate con il lavoro di altri, ma anche per migliorare senza snaturare scelte compiute altrove che magari non avremmo fatto esattamente nel modo in cui sono state fatte.
Abbiamo riaperto con l’obiettivo finale di tornare a chiudere: un controsenso. Se voglio chiudere, lascio chiuso e lavoro sul resto. E’ proprio per questo che non appare verosimile, che tutti nell’amministrazione siano per la chiusura di Piazza Duomo al traffico veicolare, e che alcune affermazioni che vanno in tal senso, sembrano più che altro dettate da visioni personali oppure rappresentano una buona giustificazione per mantenerla aperta almeno quanto più a lungo possibile, durante il mandato amministrativo che i cittadini hanno concesso.
Nello Pomona