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La riapertura della villa: uno spazio possibile per l’integrazione.

E’ molto bello condividere, è una pratica incomparabile:

i beni si moltiplicano e, senza sapere come, uno si ritrova

con più di quanto abbia regalato.

Pablo d’Ors

L’abbiamo riaperta. E lo abbiamo condiviso in pompa magna, nonostante le parole dicano il contrario. Con tanto di telecamere e foto per dare “sobria” dignità ad una riapertura a cui affidare le nostre speranze di un fine anno propedeutico ad una auspicata rinascita. Per mostrare a tutti, che l’impegno amministrativo profuso, nonostante gli errori del carnevale, può portare a risultati concreti e visibili. Misurabili. Così ciò che prima era chiuso, riapre. Come la piazza.

Da lungo tempo, ormai, quello che fu il nostro Giardino viene usato per il bisogno di visibilità della politica cui sottomettere ogni verità tangibile. Se pensi che i tuoi concittadini abbiano una percezione alta della qualità della tua amministrazione, queste cose non le fai. Non ne hai bisogno. Queste cose si fanno quando si pensa di dover recuperare in qualche modo fiducia tra i propri sostenitori in primis, tra i cittadini in generale e tra le persone che si ritiene importanti e da cui si temono eventuali giudizi di inadeguatezza.

Per questo tipo di visibilità è stato evocato l’istituto Luce (dell’epoca fascista, il cui archivio conserva tanta memoria collettiva), ma a me sembra che siamo piuttosto a metà strada tra le telenovelas ed il trash: produzioni a basso costo e sceneggiature improbabili.

Ma comunque è riaperta. E visto che abbiamo anche ottenuto – in tempi non sospetti! – l’agibilità della sala Pinella Musumeci e dei locali attigui, possiamo anche procedere speditamente, come da programma elettorale, verso attività di inclusione sociale. Quelle che ad Acireale non sono state mai pensate, mai prese seriamente in considerazione.

E la riapertura della villa, ne può rappresentare una straordinaria occasione. La villa certo, ma anche altri beni si presterebbero …

E allora innestiamo lì delle azioni di business sociale. E’ l’augurio sincero che faccio ai nostri concittadini più vulnerabili. Che si prenda finalmente atto che non sono invisibili, vuoti a perdere vittime di esclusione sociale – come ben raccontano le cronache di questi giorni che ne descrivono il non gradimento delle loro presenze in qualche albergo e/o ristorante della nostra nazione – e protagonisti di cittadinanze incompiute.

Senza considerare le mille problematiche che queste persone (e le loro famiglie) devono quotidianamente affrontare, pesa la nostra difficoltà di valorizzare ogni singolo individuo e di abbattere le barriere mentali che limitano i loro diritti imprescindibili.

E allora prendiamoci carico dell’obiettivo di creare sperimentazioni (quelle vere!) che costituiscono premesse certe verso la tutela dei loro diritti, verso una piena inclusione, verso una reale partecipazione nella vita della Comunità.

Abbiamo già sprecato l’opportunità di affidare ad una cooperativa sociale la gestione del parcheggio ai Cappuccini: la famosa sbarra acquistata con i soldi dei cittadini, vandalizzata da chi non intendeva pagare (ma non c’erano le telecamere?), e mai riparata … chissà perché!

Non perdiamo ulteriori opportunità di creare occasioni di business sociale – che abbiano bisogno di aiuto solo in fase di start-up iniziale, ma che siano poi in grado di camminare da sole sulle proprie gambe – che la riapertura della villa e l’agibilità dei locali possono agevolare. Sarebbe davvero imperdonabile.

Nello Pomona

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