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LA SCOSSA

Ad ogni evento sismico che avviene in Italia si assiste al medesimo scenario emergenziale fatto da una macchina dei soccorsi altamente efficiente ed invidiata in tutto il mondo, che deve sopperire in situazione di emergenza ad uno scenario ampiamente prevedibile, ovvero la quasi totale vulnerabilità sismica delle abitazioni e l’assenza di preparazione delle popolazioni alle misure di comportamento pre e post sisma.
Vedere edifici sbriciolati o gravemente lesionati per eventi di magnitudo relativamente modeste per le quali in paesi altamente sismici, probabilmente, si resterebbe a lavoro o si starebbe sotto un tavolo per poi continuare la vita di sempre, induce molteplici riflessioni che dovrebbero portare le amministrazioni pubbliche ad assumersi le proprie responsablità in termini di adeguamento degli edifici e di addestramento delle popolazioni, poco o nulla è stato fatto negli ultimi anni e quel poco, come il sismabonus, è anche scarsamente conosciuto dai cittadini.
Il costo di gestione e di ricostruzione dei danni post sisma è superiore al costo della prevenzione di molte unità ed è un costo che comunque andrà sostenuto dalla fiscalità generale a fronte di danni che spesso rivestono solo natura privata, che tradotto significa che se il vicino vive in una casa sismicamente vulnerabile o magari abusiva, il costo di gestione della sua emergenza dovuta all’assenza di misure legislative e sanzionatorie adeguate, ricadrà su tutta la collettività mentre il danno economico, sociale e la perdita di vite umane sarà incalcolabile .
Viviamo in un territorio in cui si attendono con assoluta certezza scientifica eventi sismici di magnitudo decisamente superiore a 4.8 che si ripetono con frequenze anch’esse abbastanza note, da quando si rilevano le serie storiche dei terremoti, la nostra zona è sempre stata interessata da un evento importante in ogni secolo, 1693,1818, 1908 eventi catastrofici avvenuti in un contesto urbano profondamente meno vulnerabile di quello attuale e dei quali esistono studi approfonditi noti a quasi tutti gli addetti ai lavori, il fatto di non sapere quando accadranno non esula la responsabilità di affrontare adeguatamente il problema mediante interventi drastici di riduzione del rischio, soprattutto per gli edifici pubblici le scuole gli ospedali ecc. l’ipocrisia di nascondere le informazioni perché non si hanno , apparentemente , i mezzi economici per affrontare il problema è un poco come se non ci si curasse dalle malattie perché tanto prima o poi si deve morire, gli scenari ipotetici per eventi legati alle macrofaglie siciliane prevedono enormi danni in termini di vite umane e delle infrastrutture e dovrebbero indurre misure di riduzione del rischio pari a quelle introdotte per la lotta alle malattie gravi o per la riduzione degli inquinanti.
Attualmente la legislazione italiana ha introdotto misure incentivanti per il patrimonio privato, quali il sismabonus, casa Italia ecc. che però producono risultati minimi in termini di effettivi lavori di messa in sicurezza sugli edifici, mentre l’informazione alle popolazioni e l’addestramento sono quasi inesistenti.
Quando ho dovuto scegliere la scuola di mio figlio ho valutato la qualità dell’edificio piuttosto che la vicinanza e comunque le misure di prevenzione semplice come il fissaggio degli armadi e dei mobili alle pareti o le esercitazioni pubbliche nelle scuole sono praticamente assenti, quasi nessuno sa cosa fare prima, durante e dopo un sisma con il risultato che “scappare in auto” risulta l’unica misura di prevenzione diffusa ampiamente e naturalmente la più nefasta per l’intasamento delle vie di fuga e per i soccorsi.
Occorre un piano nazionale di informazione delle popolazioni sui comportamenti in caso di sisma che diventa ogni giorno più necessario perché i terremoti non si possono prevedere ma l’ignoranza si.

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