Durante questi anni di attività all’interno di Fancity, prima da libera navigatrice, poi da componente della redazione, ho avuto la possibilità di vivere momenti veramente intensi e di conoscere persone straordinarie, che mi hanno arricchito lasciando segni indelebili.
Ma l’incontro di qualche sera fa, credo che in me abbia toccato le più alte corde delle mie emozioni, che difficilmente riuscirò a trasmettere attraverso le parole.
Forse complice un antico castello in cui sono stata amorevolmente accolta dai due mie nuovi amici, composti nei loro elegantissimi abiti da gran sera, credo infatti di aver ascoltato la loro storia incantata allo stesso modo in cui si ascolta una favola.
E in effetti, è di un “cavaliere” e della sua “dama” speciale che vi parlerò.
Lui è Vito Massimo Catania, di Regalbuto, un atleta e runner vincitore di numerose gare.
Lei è Giusy La Loggia, di Barrafranca, una giovane donna affetta da una malattia neurodegenerativa, la atassia, che la costringe sulla sedia a rotelle.
Da due anni partecipano insieme alle gare di atletica lungo le strade siciliane, tra le tante, tra cui ben due “sei ore”, cito le più importanti e faticose, la “Patti/Tindari” e quella disputata nella Valle dei templi.
Vito Massimo spinge la carrozzina di Giusi lungo tutto il percorso per darle la possibilità di vivere l’emozione di correre una gara podistica.
Incontro i due amici poco prima di ricevere l’ennesimo riconoscimento, il premio Vela d’argento, premio che da diciassette anni, nel borgo marinaro di Stazzo, grazie all’associazione culturale “Vela d’oro”, celebra le eccellenze siciliane che si sono distinte per estro, doti umane, impegno professionale e sociale.
Quando mi raccontano la loro storia, sono un fiume in piena di entusiasmo e sorrisi, rievocando tutti i momenti trascorsi dal loro primo incontro.
È infatti il 2016 quando Massimo ( la sua mamma, che lo accompagnava, ha tenuto a dirmi che è così che l’hanno sempre chiamato ) completa una delle sue tantissime gare, arrivando sul podio.
È sua consuetudine, alla fine, scendere, guardarsi intorno e regalare il premio vinto a qualcuno, scelto a caso tra la folla di persone che ha seguito la gara.
Ed è quella la prima volta che i suoi occhi incontrano quelli di Giusy, che quel giorno, seppur controvoglia, è uscita finalmente di casa per assistere alla gara. Le regala la coppa e quasi scappa, perché solitamente è così che accade, non si ferma mai a parlare. Ma Giusy lo trattiene… legandolo così a se per sempre.
“Quel giorno, a Barrafranca, la corsa passava sotto casa mia, quindi io non volevo uscire” – racconta Giusy, inseguendo il ricordo – “La malattia è arrivata quando avevo circa 30 anni, ogni anno un sintomo nuovo in più, fino all’arrivo della sedia a rotelle. Io non l’ho accettata, lo dico sinceramente, difficilmente quindi uscivo di casa.
Ma quel giorno i miei mi hanno convinta, avrei fatto foto migliori da vicino, in fondo questo sport mi ha sempre affascinato.
Dopo quel primo incontro, io e Massimo, insieme ad altri amici, ci siamo ritrovati per una passeggiata sull’Etna. Lui si è accorto che mio marito era un po’ affaticato, così si è offerto di spingere la sedia a rotelle al suo posto, per sollevarlo un po’ : in quel momento, non so come spiegartelo Laura, ho provato una sensazione fortissima, ho aperto le braccia, mi sentivo finalmente di nuovo libera, mi sembrava quasi di volare.
Alla gara successiva, appena terminata, Massimo è venuto a prendermi e mi ha fatto fare il giro del percorso. Ci siamo accorti di trovarci bene e abbiamo deciso di iniziare la nostra avventura insieme.”
È così che si forma la coppia sportiva, due corpi e un’anima, Massimo lascia l’agonismo ed inizia a correre insieme a Giusy.
Gli chiedo cosa lo ha spinto in questa nuova direzione.
“Corro da tantissimo tempo e ho tagliato tanti traguardi, molti da vincitore.
Ho provato sempre delle grandi emozioni, ma ogni volta mi sentivo incompleto, mi mancava qualcosa, non ero veramente felice. Ad ogni gara, correvo, vincevo, ma nulla di più, quasi una cosa meccanica. Quando ho conosciuto Giusy e ho visto il suo sorriso mentre la spingevo, è stato lì che ho provato qualcosa di veramente forte. Ho sentito che stavo facendo finalmente qualcosa di importante per qualcuno meno fortunato di me.
Perché noi che viviamo una vita “normale”, facciamo tutto senza renderci conto della grande fortuna che abbiamo, delle infinite possibilità concesse.
Dio mi ha donato tanto, le braccia, le gambe, la salute, il successo nelle competizioni.
Il nostro è un dono reciproco : io ho donato le mie gambe a Giusy e lei in cambio mi ha donato il suo sorriso e quella gioia che tanto cercavo.
Finalmente ho donato qualcosa di veramente mio a qualcuno che ne aveva più bisogno, qualcosa che mi appartiene veramente, non una ceramica, non una coppa ma le mie gambe.
Non ci guardiamo mai intorno, in fondo alle persone come Giusy basta veramente poco, un abbraccio, una parola di conforto, una passeggiata.
La vera grandezza sta nella semplicità, per questo, per lei, ho abbandonato le competizioni, che non mi restituivano gli stessi sentimenti, la stessa gioia che invece Giusy mi regala. Quando l’ho conosciuta, era spenta, non viveva più bene, non aveva quel sorriso che stasera tu le vedi sul viso.
Adesso si, mi sento veramente completo, adesso non mi manca nulla.”.
Come dicevo, il nostro Massimo è un “cavaliere”…anche riconosciuto!
È stato infatti scelto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, tra le 33 persone insignite del titolo di “esempio civile”, dedizione al bene comune e testimonianza dei valori repubblicani del 2018, con la seguente motivazione :
“Vito Massimo Catania, 39 anni (Regalbuto) Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il suo generoso impegno nella sensibilizzazione sul tema delle barriere architettoniche e sociali. E’ un podista tesserato con l’Atletica Regalbuto. Nel 2014 ha vinto l’Etnatrail di 64 Km; nel 2016 la Super maratona dell’Etna. Da un paio di anni ha deciso di smettere di gareggiare. Da allora mette a disposizione le sue gambe e polmoni a chi non ha la possibilità di poter correre permettendo ai disabili di vivere l’esperienza della corsa. Sensibilizza così gli sportivi e il pubblico sulla vita dei disabili, vittime delle barriere architettoniche e sociali”.
Massimo è un esempio per tutti, incarna la vera essenza dello sport e la sua scelta è simbolo di solidarietà e dell’impegno per l’inclusione sociale.
Un gesto semplice, ma nello stesso tempo pieno di amore verso un’altra persona, che dimostra come sia possibile abbattere le barriere architettoniche e fisiche, partendo da quelle mentali.
Massimo e Giusy guadagnano i primi posti quando gareggiano ma all’arrivo aspettano sempre i loro compagni di gara, fino all’ultimo concorrente.
“L’arrivo è come una mamma” – dice Massimo – “Ogni figlio ha i propri impegni, i propri tempi, ma la mamma aspetta sempre ognuno dei suoi figli, finché non li ha tutti insieme sotto le sue amorevoli braccia.”
Mi piace concludere con queste parole e con l’immagine di Vito Massimo Catania e Giusy La Loggia e della loro favola che porterò sempre nel cuore, i loro sguardi complici, gli occhi lucidi dalla commozione e l’umiltà e la grandezza d’animo che li contraddistingue.
Massimo e Giusy corrono supportando anche la ricerca, grazie alla Onlus AISA ( Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche ).
Si possono effettuare donazioni, destinare il 5 per mille o semplicemente acquistare una delle loro simpatiche magliette.
Ringrazio la famiglia Mazza per la calorosa ospitalità e il mio amico Antonio Giardina per avermi permesso di conoscere persone così immense.
Laura Magliocco