Ciò che appare incomprensibile è l’ostinazione di questi sindaci a non considerare quanto più grande, più bello, più genuino, più antico è il centro storico acese, risalente al Quattrocento, di cui è spina la via Dafnica: quindi, dalla Pescheria e dall’ex collegio santa Venera ( a proposito, che ne facciamo?), passando per piazza san Michele, a san Giovanni Evangelista, la porta ovest della Città verso l’importante, contiguo centro di Acicatena. La svalutazione ‘strategica’ del vero centro storico ha portato a interventi distruttivi di tessuto edilizio antico: l’ex asilo san Giuseppe, l’area a sud dopo l’incrocio con via S.Vigo di cui a stento sono rimaste le cortine delle facciate su strada, gli stravolgimenti in piazza san Michele, il temuto abbattimento dell’antichissima chiesa di s.Giovanni, cui mi opposi con tutte le mie forze, e la degradazione dello slargo- crocevia davanti a essa, etc.,etc.
La via Dafnica ha, disposte a distanza aurea tra loro, almeno quattro splendide chiese, diverse cappelle annesse a collegi e altre istituzioni, tra i più bei palazzi costruiti tra il Cinquecento e l’Ottocento dell’intera provincia (quello dei Gambini, lo Scudero…); due piazze, la Pasini e san Michele, autentici gioielli, l’una ‘firmata’ dall’ intimismo coloristico di Mariano Panebianco, l’altra dal gradevole classicismo di Stefano Ittar. Naturalmente, il centro storico di Acireale non è solo questo: la via Galatea, che come ho già scritto ha almeno cinque chiese tra le più belle (ma questo non commuove i sindaci, che la violentano passandosi il testimone), le piazze di S.Domenico ( a proposito, lo facciamo crollare definitivamente il convento dei domenicani, del 1610?) e di S.Biagio, la ‘croce’ planimetricamente formata dalle vie Cavour e Alessi, l’Atanasia….E non ho citato tutto.
Fare la ZTL in via Dafnica e dintorni leverebbe all’amministrazione tanti dilemmi, perché la strada non è ossessionata da flussi obbligati di traffico; darebbe nuovo impulso alla valorizzazione fondiaria, che significherebbe nuovo interesse per gli edifici storici a partire dal loro restauro ; sveglierebbe molti giovani all’artigianato, ma anche al commercio (di cui esistono già alcuni timidi tentativi), in qualche modo ridurrebbe la pressione su c.so Umberto, favorendo una più equilibrata funzione dell’intero centro cittadino che con le massicce, barbare operazioni degli anni ’60 e ’70 è stato obbligato a puntare a nord.
Mi rendo conto che ciò che propongo cozza con interessi che in questa città ho potuto ‘sperimentare’ sulla mia pelle. Il sindaco, cui mi rivolgo direttamente, avrà la compiacenza di dire cosa pensa in proposito?
Ivan Castrogiovanni
(sdm)