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Lamarck contro Darwin in una città senza Disegno Intelligente

Nella sua opera Philosophie zoologique (1809), Lamarck avanzò la sua teoria per cui le pressioni ambientali sarebbero alla base delle modificazioni degli organismi viventi.
Il classico esempio della giraffa, che ha il collo lungo per arrivare a mangiare le foglie degli alberi è uno degli esempi scolastici del Lamarckismo.

Formulò, perciò, l’ipotesi che in tutti gli esseri viventi sia sempre presente una spinta interna al cambiamento che sarebbe prodotta da due forze: la capacità degli organismi di percepire i propri bisogni, e la loro interazione con l’ambiente in funzione di un migliore adattamento.

La teoria di Lamarck si diffuse rapidamente sulla scorta delle esplorazioni ottocentesche e per la semplicità dell’approccio filosofico.


Passando dagli organismi animali a quelli urbani, abbiamo una trasposizione della teoria di Lamarck sulle abitudini cittadine.
Oggi leggo che le modifiche alla circolazione di via Vittorio Emanuele sono dovute all’uso errato che i cittadini fanno della sosta, visto che sulla strada esiste la sosta selvaggia, creiamo stalli per auto.

Scrive il Sindaco:

Intervenire su Via Vittorio Emanuele II era un fatto necessario, nel passato si sono sempre chiusi gli occhi sulle auto in sosta in una strada con divieto di fermata, così come sulle dimensioni della strada che sono incompatibili al transito degli autobus nel doppio senso di marcia. Via Vittorio Emanuele è stata la strada più colpita dallo street control. Cioè quella in cui sono state rilevate le maggiori trasgressioni al codice della strada.
Via Vittorio Emanuele, strada in pieno centro storico oggi non consente il transito pedonale deve subire storicamente il traffico più intenso della città. Da queste evidenze nasce l’intervento che prevede il solo transito dei bus da nord verso sud. In direzione sud nord, la circolare AST ed i bus piccoli passano da via Galatea. Quelli di dimensioni incompatibili con Via Galatea dalla statale.
Su Via Vittorio Emanuele sarà realizzata un’area pedonale ed una per la sosta.” 

Non è chiaro, almeno a me, per quale motivazione pedagogica, l’abitudine alla sosta selvaggia dovrebbe interrompersi alla presenza di qualche posto auto regolare, la presenza di parcheggi trasmetterà nel cittadino la volontà del legislatore di fare parcheggiare lì, inducendo pertanto a parcheggiare ovunque, sulle aree pedonali, sulla ciclabile improvvisata e dovunque ci sia spazio, per un meccanismo comportamentale di legittimazione dell’atto .

Torniamo a Lamarck che in passato è stato applicato al parcheggio Cappuccini.

Lì il problema era il vandalismo della sbarra di accesso, che per quanto di mia conoscenza, esiste ovunque ci sia un parcheggio gestito, anche in questo caso la “funzione crea l’organo” e quindi si toglie la sbarra e la colonnina , costata centomila euro, e si apre al parcheggio libero in quanto giudicato indifendibile.

Ma Lamarck in città compare spesso, lo troviamo applicato nelle procedure per il ripristino del manto erboso del Tupparello, in cui l’accelerazione deriva dalle “pressioni ambientali”, poi ricompare nelle ordinanze sulla ZTL che mutano in base alle proteste ed alle spinte dell’ecosistema, generando forme ibride destinate ad estinguersi rapidamente.

Pare che il Lamarckismo sia la base filosofica con cui la giunta procede nella propria azione amministrativa, l’ambiente pressa e l’organismo muta. Ma la questione fondamentale è capire se le pressioni dell’ambiente siano corrette e fondate sull’interesse pubblico o siano il frutto di un più modesto interesse privato che sfocia nell’utilitarismo trunzico, unica corrente filosofica immortale nel panorama intellettuale acese. Innumerevoli le opere discese da tale corrente che trae il suo fondamento epistemologico nell’errata interpretazione della teoria tedesca di Gestalt, in cui il tutto è superiore alla somma delle parti. L’Utilitarismo trunzico postula che la somma di tanti interessi privati sia alla base dell’interesse pubblico, mettendo le basi del declino della città.

Dopo questa breve parentesi torniamo a noi, ora bisognerebbe ammettere che nel campo evolutivo Lamarck ebbe vita breve, perchè la teoria era errata.

Pochissime le conferme scientifiche ed errati i presupposti concettuali, il Lamarckismo viene spazzato via dalla pubblicazione cinquantanni dopo dell’Origine delle specie di Darwin, che tuttora continua a tenere la piazza.

Ma in realtà nel nostro parallelo urbanistico, nemmeno Darwin funziona, pensare che le modifiche urbanistiche siano generate dal caso è irrealistico, l’evoluzione delle città non è affidata alle modifiche casuali del codice genetico ma ad un progetto prestabilito fatto da menti superiori.

In Urbanistica per spiegare l’evoluzione delle città ed il suo sviluppo sostenibile, bisogna ricorrere all’ Intelligent Design, la teoria del Disegno Intelligente, nata da menti cattoliche nelle università americane, prova a dare contenuto scientifico al creazionismo biblico, ammettendo che tutti gli organismi sono parte di un’idea preesistente alla natura e frutto di una mente superiore.

Ecco nella nostra città, occorre passare da Lamarck all’Intelligent Design, senza passare da Darwin, non sarà facile.

Il presupposto della teoria del disegno intelligente è che esista un “progettista” dell’universo conosciuto, un grande architetto della natura che genera le cose dando forma alla propria competenza e trasferendola al mondo reale.

Credo che ad Acireale continueremo a tenerci Lamarck.

Fabio D’Agata

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