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Le 100 feste religiose nelle tradizione Acese

La tradizione non si comprende come una continuazione di usanze, costumi, modi ed insegnamenti ma come trasmissione di vivo vissuto.
(Bartolomeo, Patriarca di Costantinopoli)

Ieri sera si è tenuta nell’aula magna una conferenza organizzata dall’associazione culturale Liceo Scientifico Archimede presieduta da Mario Pavone: ha introdotto il il presidente Michele Russo.

Antonio Trovato, scrittore, giornalista ed ex alunno del Liceo ha posto una domanda alla Città, alla Acireale detta delle Cento Campane: Che futuro hanno le tradizioni?
Tutto il bagaglio storico-culturale legato alle feste religiose che nei secoli si son celebrate nella Città andrà irrimediabilmente perso?

Aquilia (o Aci Aquilia, l’attuale Acireale) nasce con grandi ambizioni, alla intraprendenza commerciale dei cittadini si affianca anche la straordinaria religiosità.
La vita quotidiana, gli eventi, i commerci ed il lavoro venivano sempre affidati alla protezione di Santi che poi ricevevano il ringraziamento con la festa.
La festa anticamente, afferma Antonio Trovato, era uno dei pochi momenti di aggregazione.
Il giorno della festa si annunciavano il fidanzamento o la data delle nozze, un acquisto o una scelta importanti:
La festa o la messa domenicale era l’occasione per potere incontrare ed incrociare gli sguardi con la persona amata.
E Aquilia diventa davvero importante, dopo la sua rapida crescita che la fece diventare il primo di tutti i casali di Aci, quando riesce a portare al Piano dell’Annunziata la Fiera Franca e la Festa di Santa Venera.

Tanti sono i Santi che ad Acireale si festeggiavano:
Sant’Espedito protettore dei Commerci
San Francesco di Paola della gente di mare
Sant’Antonio Abate degli agricoltori

Santa Venera era considerata protettrice da tutti i malanni
Maria SS. del Rosario, San Sebastiano e San Rocco dalla peste
Sant’Apollonia per i denti, San Liborio per i reni, San Biagio per la gola e San Cristoforo per la morte improvvisa.
Aquilia doveva la sua prosperità in gran parte alla seta, ed ecco la devozione a San Felice di Cantalice.
Ne citiamo alcuni, per approfondire c’è un libro di Antonio Trovato che è ampiamente esaustivo sull’argomento.

Ad Acireale si contavano circa cento feste, considerando tridui, ottave possiamo dire che era sempre festa.
Ciò testimonia oltre la grande religiosità, l’opulenza e il senso di appartenenza di un popolo.

Il XX secolo e questo inizio di XXI hanno segnato un lento ed inesorabile declino.

Le maggior parte delle feste sono pressochè svanite o del tutto o resta qualche cerimonia ecclesiastica o una festa in tono minore.
Solo la tradizionale processione del Venerdi Santo e la festa di San Sebastiano sembrano non avere subito alcun calo evidente ed ancora mantengono l’affollamento e la devozione di un tempo.

Sulla festa di Santa Venera è stato invitato ad intervenire Fabio Grippaldi che regge da anni la Deputazione della Reale Cappella di Santa Venera, a lui, a don Roberto Strano, al compianto Giovanni Coco e a Luciano Scalia dobbiamo il tentativo di rilancio della Festa.
Anche Nino Leotta ha ricordato le cerimonie tradizionali in Cattedrale per la Santa Patrona e gli allestimenti (le 14 messe nei 14 altari).

La festa di Santa Venera, durante la quale in passato si svolgeva la Fiera Franca,  nei secoli ha testimoniato l’intima unione tra Santa Venera ed Acireale.
La storia della Città di Acireale non può prescindere da Santa Venera o Parasceve (secondo i bizantini) a cui è indissolubilmente legata.

Cosa sarà nel futuro, si riscopriranno le vecchie feste anche come esperienza culturale o cadranno definitivamente nell’oblio?
Sopravviveranno quelle poche Confraternite che sono rimaste?
La Pia Unione delle Guardie al Santo Sepolcro è ancora in buona salute e viene sempre rinvigorita da giovani leve.

Acireale riscoprirà le sue devozioni e le sue tradizioni o continuerà a sprofondare nell’apatia e nell’oblio?
La serata è stata conclusa dal poeta Nicola Raciti con la famosa poesia: Sammastianu Capitanu.

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