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Le mani fuori città. Atto II

La riserva della Timpa istiuita nel 1999, nasce per tutelare un’area di straordinario pregio ambientale e culturale, prima dell’istituzione della riserva la speculazione edilizia del ” sacco delle Aci” avanzava spedita ed i complessi alberghieri della Perla Jonica e le villette per neoricchi dell’area sud della Gazzena sono solo un esempio di quello che sarebbe potuto accadere senza limitazioni.

La nascita della riserva è stata turbolenta tra ricorsi al Tar, riperimetrazioni ed abusi di vario genere, la gestione contesa tra Università, Provincia regionale di Catania ed Azienda forestale regionale ha visto quest’ultima affidataria della gestione e tutela, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
Nessun piano di gestione attuato, nessun piano di utilizzo da parte del comune di Acireale, che avrebbe dovuto redigerlo dopo alcuni mesi.
A oltre 18 anni dall’istituzione solo la precedente amministrazione, nomina un comitato di esperti che deve preparare un progetto da sottoporre al consiglio comunale, molti nomi eccellenti, molti amici personali di assoluta competenza e poca politica, i presupposti c’erano tutti sotto il coordinamento dell’ex funzionario regionale Agatino Sidoti, purtroppo le cose non sono andate per il verso giusto.

«Si tratta di un gruppo di elevate professionalità – ha dichiarato in conferenza stampa il sindaco Roberto Barbagallo –. Ciò che ci aspettiamo dai tecnici è un lavoro completo che possa pervenire nel più breve tempo possibile “.

Poche riunioni, molta “filosofia”, pochi incentivi e qualche incompetenza è così che il gruppo di lavoro non arriva a nulla, lasciando la Timpa ancora priva di alcun piano di utilizzo.
Un amico esperto facente parte del team, mi confessa il suo disappunto per un progetto privo di presupposti attuativi e impantanato nelle buone intenzioni.
Non è chiaro quali pressioni siano state esercitate, ma di sicuro gl’interessi che ruotano attorno a quei terreni con “vista mare” sono enormi, a partire proprio dall’area Gazzena, il cui acquisto pubblico fu tentato dall’amministrazione Garozzo, per essere poi aggiudicato alla Dras costruzioni azienda edile privata specializzata in edilizia residenziale, una garanzia per il futuro parco urbano.

Oggi tra incendi dolosi, pecore abusive e villette in costruzione il destino del più grande parco urbano della Sicilia è ancora tutto da scrivere, buona per fare le campagne elettorali, sempre disponibile per fare esercitare nell’arte della retorica ambientalista nuovi e vecchi politici.

(Fabio D’Agata)

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