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Le Terme di Acireale: una risorsa locale indispensabile da rifondare – di Enzo Coniglio

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Quando i professionisti, rappresentati dai rispetti Ordini, fanno sistema e discutono di progetti strategici di cui sono pienamente competenti, danno vita a progetti vitali per lo sviluppo del territorio locale nel contesto di quello più ampio, regionale e nazionale; svolgono una autentica e indispensabile funzione politica nel senso pregnante del termine.

Il disastro è invece assicurato quando si lascia ad autorità esterne alle Comunità locali o ai politici incompetenti assumere decisioni avulse da quel  contesto invocando norme obsolete e scriteriate.

Ne è un esempio emblematico il Convegno “Architettura e territorio, il progetto delle terme”, organizzato ieri, sabato 16 aprile, dagli Ordini degli Architetti e degli Ingegneri della Provincia di Catania,  dalla Associazione Ingegneri-Architetti Acesi, dalla Fondazione degli Architetti della Provincia di Catania, in collaborazione con numerosi enti ed istituzioni non meno prestigiosi.

Un convegno che ha riscosso pieno successo e consenso tra i numerosi professionisti intervenuti perchè ha finalmente collocato il problema delle Terme di Acireale – ridotte al lumicino e condannate all’occaso finale- nel quadro delle più avanzate ricerche ed esperienze compiute in Italia e all’estero e illustrate da ben noti professionisti invitati al convegno.

Innanzitutto la Prof. Maria Pilar Vittori, emiliana e docente al Politecnico di Milano che da oltre 20 anni, insieme ad altri colleghi, si occupa del termalismo a tutto campo. Per la Vittori, bisogna innanzitutto superare la contrapposizione ancora attuale, tra concezione termale come cura e concezione termale come benessere fisico e mentale.  Le terme costituiscono una importante risorsa patrimoniale che va coniugata all’interno dei termini: cultura, società, ambiente, architettura ed economia.

Le terme per la Vittori, rappresentano un segno del territori di cui delineano e favoriscono  la trasformazione spaziale: da quella paesaggistico-ambientale a quella urbana, rappresentando degli ambiti di forte riconoscibilità all’interno della città storica e e di quella moderna.

Le Terme oggi sono chiamate a promuovere nuovi valori sociali, ambientali ed economici che si vanno consolidando e che ravvisano nella salute pubblica e nella salubrità ambientale un bene comune da preservare.

Alla luce della lunga, puntigliosa e documentata analisi della Prof. Vittori, – aggiungiamo noi – il vuoto di proposte strategico-operative da parte della Presidenza della Regione, dei Commissari che si sono susseguiti alle Terme di Acireale, e delle autorità amministrative locali appare per quello che è: una mancanza di progettualità politica nel significato pregnante del termine.

L’alternativa: terme pubbliche, terme private appare, in questo contesto, come un falso problema, in quanto il punto fondante risiede nell’ancorare le terme al territorio e alle diverse variabili ricordate, ai bisogni dei cittadini locali, regionali, nazionali ed internazionali.  Occorre immaginare un ampio partneriato pubblico-privato come d’altronde auspicato dalla Unione Europea nel disegnare i programmi comunitari per il periodo 2014-2020.

Altrettanto illuminante è stata la relazione del Prof. Paolo La Greca, professore ordinario di Tecnica e Pianificazione Urbanistica,  già direttore del Dipartimento Ingegneria Civile e Architettura dell’Università di Catania, che ha dato un contributo sostanziale ripensando le terme di Acireale a partire dalla storia delle città termali e dalle esperienze più recenti di sviluppo locale che promuovono i territori fondandosi sulle loro comunità, con pieno successo finanziario, economico e di servizi. Un ulteriore approfondimento di quanto già illustrato dalla prof. Vittori e una premessa ai due esempi di successo che hanno seguito la sua relazione e che sono stati illustrati dal prof. Ferruccio Favaron, docente di Architettura al Politecnico di Milano e dall’Arch. Luca Colombo.

L’Arch. Favaron ha ricordato l’esperienza delle terme di Vals, in Svizzera, progettate dall’Arch. Peter Zumthor sfruttando le caratteristiche e le materie locali che hanno fatto registrare un pieno successo di pubblico e di servizi, sebbene siano sperdute tra le montagne svizzere.

Ma l’esperienza di maggiore successo, riguarda le Terme di Merano, illustrata dall’Arch. Luca Colombo,  business partner e Capo del Dipartimento di Architettura e Interior Design di Matteo Thun & Patner prima di fondare lo Studio MTLC, specializzato sulle richieste di Architettura e Design del mercato italiano.

Il modello delle Terme di Merano, coerente con quanto sottolineato dai colleghi Vittori, La Greca e Favaron, conferma, secondo Colombo, le grandi potenzialità delle Terme di Acireale che addirittura godono di condizioni culturali, territoriali, sociali ed ambientali che possono essere considerate “speciali e ideali” se inserite in un modello organico di sviluppo simile a quello illustrato e implementato negli esempi ricordati e in particolare in quello di Merano.

L’Arch. Paola Pennisi, che ha coordinato il dibattito e i suoi colleghi che, insieme a lei lo hanno promosso, possono dirsi pienamente soddisfatti. C’è da chiedersi se ci sarà un seguito. Questo naturalmente dipende da due condizioni: da un intervento deciso di tutti gli operatori-cittadini operanti nei diversi settori correlati  al termalismo; e dal riuscire a porre fine ad una indecorosa passerella sulle terme di Acireale unitamente alla incapacità di riscrivere un nuovo e sostenibile progetto di sviluppo territoriale da cui dipende il futuro della stessa città..

(Enzo Coniglio)