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Mafia. La parola sconosciuta dalla politica acese

ACIREALE – Nella ridente cittadina alle pendici dell’Etna, bagnata dallo Jonio la parola mafia non è mai stata sentita pronunciare dalla politica locale.

Abbiamo sentito parlare di tutto ed anche con una certa verve. Dalle scaffe, alle lampadine fulminate e mai sostituite, dalle erbacce al parcheggio in doppia fila, fino ad arrivare alla orribile cacca dei cani sui marciapiedi e all’orario in cui si devono tenere le sedute di consiglio comunale. Tutti gli argomenti sono transitati dal consiglio comunale, dalle varie giunte che si sono succedute negli anni, nei salotti e in ogni luogo dove ci si intrattiene per discutere di politica, tranne che di mafia.

Questo sindaco è bravo, è scarso, è così così, il peggiore consiglio comunale di sempre, le quaglie che hanno svolazzato per decenni in consiglio comunale, le liste last minute, i seicento candidati al consiglio comunale e mille altre argomenti intrigano e occupano i dibattiti ma la parola mafia mai!

Mafia è estorsione, usura, traffici illeciti e tante altre attività che corrodono nel silenzio di tutti le fondamenta di una città malata, luogo siculo omertoso e silenzioso. Quel silenzio che ammorba l’aria, che dimentica la vulnerabillità del territorio, che degenera nel cortile fantapolitico, che strozza il riscatto e il risveglio civico.

Nel novembre 2016 la Procura e la Guardia di Finanza di Catania assestarono un duro colpo alle cosche mafiose dell’acese con arresti e un sequestro di beni per 4,5 milioni di euro. Ma niente, in consiglio comunale nessuna parola in merito.

Se dovessimo rivedere la cronostoria politica acese allora dovremmo affermare senza timore di smentita che la mafia ad Acireale non esiste. Poi, ogni tanto, dalle cronache nostrane veniamo a sapere che Acireale è luogo di Santapaola, luogo di incontri tra malavitosi, luogo di usura, estorsione e attività illecite. Ma per la politica parlata, per la politica del cortile che si svolge con cadenza ritmica impressionante non c’è nulla. La parola mafia, l’argomento criminalità è stato abolito, nell’agenda dei politici locali il tema non esiste, non c’è e non c’è mai stato.

Mafia termine mai pronunciato in un consiglio comunale, mai pronunciato in una qualsiasi campagna elettorale, mai pronunciato in qualsiasi dibattito, incontro, conferenza, convegno. Niente, nulla. Ed insieme al termine mafia manca dal vocabolario della politica locale anche quello relativo al lavoro nero, lavoro sfruttato, abusivismo in ogni angolo di strada. Nulla, silenzio, tristezza, afasia politica.

Eppure sappiamo che la mafia esiste, opera in silenzio e strozza, inquina il tessuto economico, produce malvagità diffusa e violenze; rende il territorio una merda senza futuro.

Chissà se un giorno il tema mafia sarà al centro del dibattito politico, se mai un consigliere comunale, un sindaco, un assessore butterà il cuore oltre l’ostacolo per scongelare il termine mafia e riportarlo sotto i riflettori. Il silenzio uccide.

Nei decenni di mafia ricordiamo solo due atti che l’amministrazione Barbagallo approvò. Una delibera di giunta del novembre 2014(approvata dal consiglio comunale) per il sostegno alle imprese che denunciano il pizzo e usura e l’altra ad aprile 2015 il regolamento comunale per la concessione in uso dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata.

Per il resto la cronaca politica non dice altro; prima e dopo solo un lungo silenzio.

(mAd) – nella foto un momento dell’inaugurazione di piazza peppino Impastato –

Sulla strada bagnata di pioggia
si riflette con grigio bagliore
la luce di una lampada stanca:
e tutt’intorno è silenzio.

(Peppino Impastato)