Fancity Acireale

Orange Revolution, il grido di dolore dei bambini.

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Aprire la città ai bambini è un segnale di civismo e di sensibilità, è un modo per indicare la strada della vivibilità, perché una città vivibile è quel luogo dove i bambini sono a loro agio, trovano gli spazi per la socializzazione, hanno luoghi dove crescere. La città, infatti, è proprio questo, la città è luogo di tutti, spazi collettivi senza proprietà, senza confini che ne delimitano le pertinenze. La città, quindi, è in antitesi con la campagna, perché non tutto è segnato da confini e non tutto è proprietà privata, la città è luogo collettivo per definizione, la piazza, i parchi, l’agora.

La rivoluzione arancione organizzata da Rosita Romeo e le altre donne è, quindi, un richiamo all’uso degli spazi, quegli stessi spazi che negli altri luoghi dell’anno sono, invece, di dominio del traffico, delle lamiere che inibiscono l’uso consapevole e gioioso dei luoghi pubblici. In questo senso la ½ notte dei bambini assume un significato importante, addirittura essenziale se consideriamo le condizioni di partenza della nostra degradata città.

L’iniziativa diventa più che una festa una denuncia chiara ed esplicita nei confronti della stessa amministrazione di cui fanno parte (in vari modi e con diversi ruoli), le stesse organizzatrici dell’Orange Revolution,, consapevoli o meno, mettono nelle piazze acesi una manifestazione per i bambini che è un grido d’allarme, una denuncia potente, un urlo sparato in faccia a tutti quelli che hanno amministrato Acireale ieri e a quelli che l’amministrano oggi. Un urlo che irrompe nel silenzio dei giorni, una tempesta di bambini che si abbatte, per poche ore, in città, manifestando, con il gioco, la volgarità e l’inciviltà di una città che, di fatto, non offre nulla ai bambini.

L’Orange Revolution è certamente un atto di accusa, un’imprecazione diretta a chi dovrebbe garantire luoghi per la socialità e per la crescita ed invece non riesce neanche a far rispettare un divieto di sosta, non riesce ad essere libera nelle decisioni e non riesce ad istituire neanche uno straccio di isola pedonale.

L’Orange Revolution è, nei fatti, il più grande atto di accusa verso un potere sordo che da troppo tempo ha dimenticato e abbandonato la più grande risorsa possibile, i bambini.

(mAd)