L’ oggetto del contendere è la relazione “sui progressi concernenti la parità tra donne e uomini nell’Unione europea nel 2013” che l’assemblea voterà la prossima settimana. Così riappare la parola “aborto” in un dibattito parlamentare e fra gli eurodeputati scoppia la polemica, come sempre, come inevitabile. Fra destra e sinistra, e in seno al Pd.
L’ha curata un belga di originale italiana, socialista, Marc Tarabella. Il documento stabilisce principi che – per quanto ovvi – non sono ancora ben innestati nelle nostre consuetudini. E’ “essenziale tenere in considerazione le numerose e interconnesse forme di discriminazione che molte donne e ragazze subiscono in Europa (disabilità, contesto migratorio, origine etnica, età, orientamento sessuale, identità di genere, gravidanza, situazione abitativa, basso livello d’istruzione, vittime di violenza, ecc.) e il fatto che le loro condizioni sono peggiorate negli ultimi anni”.
Il duello s’infiamma sulle questioni di coscienza, sulle convinzioni etiche, intoccabili anche queste.
Al punto 44, Tarabella osserva ”che vari studi dimostrano che i tassi di aborto sono simili nei paesi in cui la procedura e legale e in quelli in cui e vietata, dove i tassi sono persino più alti (Organizzazione mondiale per la sanita, 2014)”.
Quindi “insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo della loro salute e dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto”.
La quasi totalità del fronte popolare è insorta. Sostiene che è un modo per imporre l’aborto a chi non lo vuole. Protestano polacchi, maltesi e irlandesi, rappresentanti dei paesi che hanno la normativa più stretta in materia. Ma anche gli italiani sono in agitazione. E nel fronte della sinistra appaiono le solite crepe fra laici e cattolici.
“Ne stiamo parlando in delegazione, prevedo guai”, confessava ieri sera una voce di casa Pd, annunciando per stamane un nuovo confronto. Che risulta essere acceso.
La capodelegazione Patrizia Toia ha idee chiare e concilianti. “E’ una buona risoluzione che afferma principi importanti – ammette – Però la frase sull’aborto poteva essere scritta meglio”. Il suo suggerimento è di aggiungere all’”accesso agevole” qualcosa come “nei paesi dove esso è legale”. Così, sottolinea, non si dà l’impressione di imporre qualcosa a qualcuno.
Lo fa anche Elly Schlein dalla sinistra del Pd. “Mi pare assurdo che nel 2015 siamo ancora qui a parlarne”, dice tutto d’un fiato: “Il testo di Tarabella affronta la parità di genere da diversi punti di vista, occupazionale come salariale, il tema della presenza delle donne nelle istituzioni, il dramma della violenza, e il diritto l proprio corpo. E’ un testo equilibrato, passato a larga maggioranza in commissione, 24 “si”, 9 “no”. Mi aspetto che nostra delegazione sia favorevole, tanto più che non si dice nulla di nuovo rispetto alla legge 194: mi pare doveroso difendere i diritti della donna e lasciare per sempre alle spalle ogni oscurantismo di sapore medievale”.
Di qui alla prossima settimana ci sarà battaglia. L’esito non è scontato. Come sempre in questi casi, il voto e la casacca non stanno sempre insieme.