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Patto delle Aci – Rischio Fallimento per una Pec Smarrita

Mentre ad Acireale il Carnevale attira l’attenzione dell’Amministrazione e degli acesi, rischia di passare in secondo piano una pericolosa “svista” del settore attività produttive, che rischia di compromettere il futuro di numerose aziende del comprensorio.

Si tratta della relazione conclusiva del Patto delle Aci, strumento finanziario dei primi anni 2000 che puntava a rilanciare gli investimenti in alcuni comuni del comprensorio territoriale acese, tramite contributi economici per incentivare le aziende e rilanciare l’occupazione .

Dal sito istituzionale http://www.pattodelleaci.it/ilpatto.htm si evince che :

L’intento dei promotori del Patto Territoriale delle Aci è di attivare un’articolata fase di sviluppo, che tenda a valorizzare le risorse culturali, ambientali ed umane presenti sul territorio interessato dal Patto al fine di sviluppare i livelli occupazionali.

Così come indicato nel documento redatto dai soggetti promotori, il Patto propone di consolidare ed espandere la base produttiva locale, in particolar modo quei settori che offrono le maggiori opportunità di espansione nel mercato nazionale ed estero; si tratta, quindi, di sviluppare quelle attività che contribuiscono o che hanno potenzialità e connotazioni consolidate sul territorio per divenire la “base” di esportazione dell’area. Si fa riferimento non solo a quei settori di tradizionale vocazione produttiva che nel corso degli anni hanno raggiunto livelli competitivi rilevanti in ambito regionale, ma anche a quei settori non opportunamente sfruttati, in virtù delle grandi risorse disponibili nell’area…

La vicenda del Patto delle Aci si è protratta fino ad oggi, per la complessità delle procedure di rendicontazione delle spese e la notevole burocrazia, che da sempre, accompagna gli strumenti d’incentivazione territoriale, ad Ottobre del 2019 però il Ministero per lo sviluppo Economico decide di chiudere la vicenda invitando tutti i soggetti promotori a rendicontare le spese relative all’ultima tranche del finanziamento.

L’atto, di cui si allega copia, viene trasmesso per PEC ai soggetti promotori tra cui il Comune di Acireale, che però omette d’informare i beneficiari.

La lettera che assegnava un termine perentorio di 60 giorni alle imprese,per completare la fase di rendicontazione delle spese scompare tra i meandri digitali del protocollo informatico del Comune e, sembrerebbe, che coloro che avrebbero dovuto informare i beneficiari, non si siano accorti della comunicazione ministeriale.

Tale disattenzione burocratica rischia di avere conseguenze gravissime per le aziende del territorio che attendevano somme importanti per gli investimenti attuati negli anni passati e, se il Ministero non dovesse concedere una nuova proroga dei termini, potrebbero intentare un contenzioso legale nei confronti del soggetto istruttore del Patto.

Insomma, in un contesto difficilissimo in cui le aziende chiudono o delocalizzano, in cui l’emigrazione dei giovani è tornata a crescere drammaticamente, in un territorio in cui le banche fanno prevalentemente raccolta di liquidità da trasferire alle aziende del nord, la burocrazia nella sua forma digitale continua a mietere vittime, tra coloro che con difficoltà provano a fare impresa in questa città.

Fabio D’Agata

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