ACIREALE – Ieri sera (14/10/2017) nella sala Pinella Musmeci si è svolto un interessante incontro, organizzato dall’associazione culturale Vie Traverse, su Don Milani.
In un Italia del secondo dopoguerra, con “cinque milioni di analfabeti”, come ci ha ricordato il prof. Vecchio, don Milani aveva capito che prima di fare il prete doveva necessariamente fare il maestro, perché “solo la cultura, il saper dominare la parola può veramente liberare dai padroni” e “chi non ha il dono della parola resta murato”. E allora in quel microcosmo che era Barbiana, una sorta di confino nel Mugello, Don Milani crea una scuola fuori da ogni regola, senza alcuna campanella o programmi ministeriali. Una scuola che non conosce vacanze estive,che dura 12 ore al giorno, ma dove i ragazzi vengono volentieri, perché imparare divertendosi è sicuramente molto meglio che spezzarsi la schiena di lavoro.
Si leggevano i giornali e ci si soffermava sulle parole perché “solo la lingua rende uguali” e “ogni parola non imparata oggi è un calcio in culo domani”. Per questo motivo la scuola – e la sua scuola era veramente laica, sprovvista anche del crocifisso, affinché avvicinasse tutti, anche gli atei o i socialisti- deve insegnare che “l’obbedienza non è più una virtù”, perché quando la legge è ingiusta (e cioè quando non difende i deboli, ovvero “accoglie i sani e respinge i malati”) essa non va accettata. Conoscere per capire, capire per difendersi da tutto ciò che è sbagliato e cercare di cambiarlo, quale messaggio può essere più rivoluzionario di questo?
(Valeria Musmeci)