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“PERFETTA” un racconto breve di Carla Oliva

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PERFETTA
 

La zia Maria mastica a bocca aperta. Francesca per un istante si ferma ad osservarne l’interno e ad assistere alla trasformazione del raviolo al pistacchio in un ammasso informe e disgustosamente visibile. Deglutisce.

Circondata dal clangore agghiacciante delle posate che strisciano l’una sull’altra, preferisce distogliere lo sguardo dalla famelicità intorno, e piuttosto si concentra in uno studio analitico e approfondito del centro tavola. Si tratta di un grande vaso di vetro azzurro contentente svariati fiori che non sa distinguere, ma si diverte a notare le varie sfumature di colore che assume l’oggetto quando è colpito dal sole, che striscia timidamente tra le tende bianche ed eleganti del locale.

«Non mangi?» chiede sua madre a bocca piena, masticando con difficoltà un pezzo di pane.

Sono quasi le due e mezza e sono giunti solo alla prima portata. Francesca sbuffa impercettibilmente e raccoglie con fatica la forchetta dal tavolo, infilzando a caso qualcosa nel suo piatto, senza però portarlo alla bocca; quando sua madre distoglie lo sguardo, lascia cadere stancamente la posata sul piatto.

Lei proprio non voleva venirci, a questa lagna. Ha tanto da studiare, stasera in TV c’è un nuovo episodio di quella serie che ha cominciato a seguire, e in più non si sente neanche bene.

Con la coda dell’occhio vede Silvia avvicinarsi al loro tavolo e, mentre gli altri si voltano in direzione di quest’ultima, lei ne approfitta per nascondere un po’ di riso nel tovagliolo.

«Vi state divertendo?» esordisce Silvia con un gran sorriso, e appoggia una mano sulla spalla di Francesca. Mentre i suoi familiari borbottano qualcosa, lei osserva l’abito bianco di sua cugina, che, oltre a starle d’incanto, riesce a mettere perfettamente in risalto tutti i suoi pregi: la pancia piatta, la vita stretta, le gambe lunghe… Avverte una stretta allo stomaco.

«Cuginetta!» Silvia le si rivolge con un sorriso cortese, quello in cui, certamente, si esercita da più di un mese a questa parte. «Sei cambiata moltissimo dall’ultima volta che ci siamo viste. Sbaglio o sei dimagrita?».

Francesca solleva un angolo delle labbra, nello sforzo di un sorriso cordiale, mentre si chiede per quale motivo sua cugina abbia così tanta voglia di prenderla in giro, proprio oggi. Non dovrebbe preoccuparsi dell’andamento del proprio matrimonio? Non dovrebbe passare il tempo con il suo sposo, che adesso è da solo, al tavolo, probabilmente intento a controllare le notifiche su facebook? Non dovrebbe semplicemente essere felice, perché si è appena sposata e soprattutto perché è estremamente bella, perfetta?

«Sì, effettivamente Francesca ha perso qualche chilo» risponde sua madre per lei. «Abbiamo fatto la dieta insieme».

Silvia sorride «Lo vedo» risponde convinta e Francesca riprende la forchetta in mano, fingendo di interessarsi al cibo. La sposa si congeda con un sorriso di circostanza, mentre lei si diverte a schiacciare alcuni chicchi di riso con il coltello.

Se avesse davvero seguito la dieta ipercalorica di sua madre, adesso si porterebbe in giro almeno dieci chili in più. Invece lei ha optato per mangiare il minimo indispensabile, solo quando sente che sta per svenire o se c’è qualcuno che la guarda e non può dissimulare. Fortunatamente, i suoi sono spesso distratti, per cui è facile gettare casualmente per terra qualche pezzo di carne, o nasconderlo in tasca.

Non ricorda precisamente quando è iniziata, né la causa scatenante: forse per colpa di certi commenti poco carini a scuola, per le Barbie o per via delle taglie uniche nei negozi d’abbigliamento. Sa solo che da un momento all’altro ha smesso di mangiare, ed è la cosa migliore che le sia mai capitata.

Anche se ogni tanto la forza le viene a mancare durante l’ora di Educazione Fisica a scuola e il fiato va via troppo presto per qualche rampa di scale, non si è mai sentita meglio dentro.

Quarantasei chili, però, sono ancora troppi, e si deve sbrigare a perdere peso perché presto arriverà l’estate, e se chiude gli occhi riesce a sentire alla perfezione i commenti sussurrati alle sue spalle in spiaggia.

Oggi è andata male: dalle sette di stamattina ha ingerito esattamente un cracker integrale, due crocchette di patate e una forchettata di riso. Le sue braccia ossute hanno i brividi di freddo e quando un cameriere le si avvicina con la seconda portata avverte una lama affilata trapassarle lo stomaco. Scuote debolmente la testa al vassoio che le sta accanto, e il cameriere passa a servire sua madre.

«Ti senti bene?» le chiede quest’ultima, assottigliando lo sguardo.

Francesca anuisce piano, prima di recitare «È solo che non ho fame», e l’ha ormai ripetuto tante volte negli ultimi mesi da riuscire ad essere convincente anche quando non mangia da giorni e sente lo stomaco contorcersi. Sorride debolmente e scrolla le spalle, fingendo noncuranza. Dopo tutto è questo il segreto: far finta che non importi, e ci cascheranno tutti.

Non credeteci, quando vi dicono che non hanno fame. E osservatele bene, loro che cambiano da un giorno all’altro, che corrono in bagno dopo aver mangiato, e indugiano troppo a lungo sul piatto, con le dita tremanti e due nocche callose, e un sorriso che vuole imitare qualcun altro.

E Francesca vorrebbe essere come Kate Moss e Cara Delevingne, e poi strapparsi via la pelle e tutta la carne in più, e sanguinare fino a prosciugarsi, ma tutto quello che riesce a fare è piangere ogni tanto, se è da sola e si sente stanca. E poi, da quando la notte non riesce ad addormentarsi, la gola brucia più a lungo e ardentemente, e i pensieri gridano ancora più forte.

Ma non credeteci, quando fingono che la vita va bene e intanto annegano in quei vestiti troppo larghi!

Francesca tossisce piano mentre si alza dalla sedia.

«Vado in bagno», dice.

E corre via dalla sala.

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