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Piccola Storia di Jaci – “Ai bambini il dono dei morti”

 

Un tempo la festa dei morti era un appuntamento atteso dai bambini siciliani e in particolare da quelli acesi. La vigilia della ricorrenza dei defunti era tutta una serie di “cerimonie” praticate dai bambini in attesa della venuta dei cari defunti, durante la notte,  per lasciare negli angoli più nascosti della casa i sospirati doni.

Alla fine la cruda realtà era come recita l’antico adagio: ” A chiazza e motti, u patri accatta, a matri ammuccia , fighiu/a  ammucca”.

Oggi questa tradizione è stata ormai superata da usi che provengono d’oltreoceano e la festa dei morti sopravvive nei ricordi degli adulti, già dal dopoguerra c’era chi intuiva questo declino.

Scriveva il dott. Fichera, sulle  colonne de’ la “Sicilia” nel 1949, sulla tradizionale  festa dei morti.

“La tradizione  gentile che lega i vivi alla memoria dei morti – a coloro che la vita ci donarono e che un tesoro di affetti e di ricordi rende sempre presenti – non poteva nascere che in Sicilia, da questo popolo saggio e forte che nella famiglia ha il culto supremo e nel focolare riconosce il motivo alto e piu’ nobile del vivere. Soltanto il popolo che dà al nipote il nome del nonno, perche’ la continuita’ ideale della famiglia non venga interrotta, poteva dar vita alla tradizione che forse si riallaccia a quella dei Lari domestici o dei Mani benigni”. Quanta saggezza nelle parole del compianto Cronista Acese che chiudeva il suo articolo con un appello ” Ma nessuno cerchi di distruggere la dolce leggenda dei Morti, nel mese in cui il crisantemo apre i suoi grandi fiori senza profumo, perche’ essa e’ fatta di poesia e di spirituale bellezza, e ravviva ricordi, placa i rimpianti, illumina per un istante un mondo fatto di bontà e di verita’ che un giorno conosceremo, un mondo che ci sembra lontano eppure è molto vicino”.

Foto dal web